Con il prossimo 29 marzo, data fissata per l'effettivo addio del Regno Unito all'Ue, ancora lontano e i negoziati con Bruxelles sempre in alto mare, la politica britannica continua a dividersi sul da farsi. Il governo May ha appena superato a stento (con solo sei voti di maggioranza alla Camera dei comuni) lo scoglio periglioso dell'unione doganale, che quindi non ci sarà. Ciononostante, ha affermato l'ex premier laburista Tony Blair che pur essendo attivamente contrario alla Brexit mostra simpatia per Theresa May, l'unica cosa che la premier in carica dovrebbe fare sarebbe indire un secondo referendum, offrendo l'opzione di restare nell'Unione Europea. tersi «per evitare il caos».
In questo confuso contesto è intervenuto ieri l'ex ministro degli Esteri Boris Johnson, che ha recentemente lasciato il governo May per ragioni opposte a quelle sostenute da Blair: è in insanabile contrasto con la premier per il suo approccio troppo morbido («soft Brexit») alla gestione del divorzio britannico da Bruxelles. «Non è troppo tardi per salvare la Brexit - ha detto il sempre scarmigliato intellettuale prestato alla politica nel partito conservatore -. Abbiamo tempo in questi negoziati. Abbiamo cambiato direzione una volta e possiamo cambiarla di nuovo». Il riferimento, è ovvio, è alla necessità di virare in direzione di una «hard Brexit», un negoziato secco e duro con Bruxelles dopo che la May avrebbe scelto invece «una Brexit di cui è rimasto soltanto il nome».
Intanto un rapporto pubblicato dalla London School of Economics evidenzia alcuni aspetti spiacevoli dell'addio all'Europa per i consumatori britannici. Prodotti caseari di uso comune come il burro, lo yogurt, i formaggi e forse lo stesso latte potrebbero rincarare a tal punto da trasformarsi in generi di lusso riservati ai più benestanti. I formaggi pregiati, poi, potrebbero letteralmente diventare una rarità. Questo perché la produzione nazionale è insufficiente a soddisfare la domanda e le carenze farebbero impennare i prezzi prima che (e ci vorrebbero anni) venga ricostruita l'infrastruttura necessaria.
E questo mentre nel primo quadrimestre di quest'anno l'export italiano verso il Regno Unito di parmigiano-reggiano, grana padano e mozzarella di bufala campana sono cresciuti del 7% sullo stesso periodo del 2017. Un mercato che vale oggi 241 milioni di euro, e che la Brexit metterà in ginocchio.
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