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La sfida del Trentino: "I centri commerciali qui non li vogliamo più"

Traffico e pochi affari per i piccoli esercenti e la Provincia di Trento stoppa i grandi mall

La sfida del Trentino: "I centri commerciali qui non li vogliamo più"

Centri commerciali: c'è chi li ama, c'è chi li odia. Tra i secondi si schiera la provincia di Trento con una decisione draconiana: lo stop alla costruzione di nuove superfici di vendita sopra i 10.000 metri quadri. La decisione è stata deliberata dalla Giunta in via preliminare lo scorso maggio ed è ora approvata in via definitiva dalla Provincia. Due le motivazioni date dalla Giunta provinciale. Promuovere una più razionale distribuzione delle superfici sul territorio e favorire un consistente risparmio di suolo. Dunque, favorire sì i piccoli esercizi commerciali e quei «centri commerciali naturali» che sono i centri storici e la rete dei piccoli e medi negozi che popolano le aree più periferiche. Ma anche limitare il traffico automobilistico e salvaguardare un territorio per l'87 per cento interessato da rocce, boschi o pascoli e solo per il 13% potenzialmente disponibile per gli insediamenti e l'agricoltura: suolo quindi «da preservare con la massima attenzione minimizzandone il suo consumo e limitando la possibilità di nuove espansioni».

Va detto che questi immensi templi del consumismo, un po' freddi e un po' tutti uguali, dove si va rigorosamente motorizzati a far la spesa della settimana o a rifarsi un guardaroba in tempi di saldi, sono usciti tutt'altro che indenni dalla grande crisi del 2008. Un po' come i dinosauri, hanno sofferto della loro taglia eccessiva, dell'omologazione dell'offerta e naturalmente dell'avvento dell'e-commerce.

In Italia secondo il CNCC - Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali sono 969 i Centri Commerciali e Factory Outlet con 15.800.000 metri quadrati il superficie commerciale, un giro d'affari di 51 miliardi di Euro e 320.000 occupati. E accanto a tanti centri minori in declino che languono nella provincia italiana ci sono i nuovi grandi progetti. Appena nati, come il Centro di Arese e Lo Scalo presso Milano, Oriocenter a Bergamo e MondoJuve a Torino. O in costruzione, per 500mila metri quadri di nuove superfici. E nel 2019 presso Segrate arriverà Westfield, un «mostro» con oltre 300 negozi, spazi per il tempo libero e l'ambizione di attirare 25 milioni di visitatori l'anno. In Europa secondo una ricerca condotta da Cushman & Wakefield, è prevista l'apertura di 4,5 milioni di metri quadri di nuovi spazi commerciali nel 2017 e altri 2,3 milioni di metri quadri nel 2018.

Certo, per funzionare questi nuovi centri dovranno trasformarsi, e offrire servizi cinema, concerti, teatro, ma anche centri sportivi e ambulatori medici e dentistici e rinnovare l'area ristorazione, integrando l'offerta standard di catene internazionali con proposte più gourmet. E se il consumatore non va al centro, questo potrebbe spostarsi e occupare il centro città (come avviene nelle maggior parte delle città britanniche ad esempio).

La partita insomma è aperta.

Ma al di là di ripensamenti, sempre possibili in politica, il Trentino, sembra di capire, non sarà più della partita.

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