Il rallentamento dell'Eurozona (certificato dalla Bce), e i dati sulla produzione industriale che restano negativi. È ancora presto per dire crescita zero, ma qualche rischio secondo gli analisti c'è. Con complicazioni che potrebbero mandare a monte la grande speranza del governo appena insediato, i risparmi da spread basso, costringendo Conte ad aumentare le tasse. Magari attraverso un taglio lineare alle tax expenditure, gli sconti fiscali.
Per ora, spiega, Maurizio Mazziero, fondatore di Mazziero research, «abbiamo mantenuto la previsione di crescita del Pil del 2019 allo 0,1 per cento, anche se restano i timori di una crescita zero». A fare ben sperare è paradossalmente un dato estremamente negativo. «Siamo reduci da quattro trimestri consecutivi di riduzione delle scorte. È possibile che a un periodo così prolungato segua una fase di ricostruzione». Non si tratterebbe di vera crescita e ci sono fattori più pesanti che possono condizionare il Pil di fine anno.
Ad esempio la recessione della Germania. «Il prestigioso istituto tedesco Ifo ha previsto che la Germania entrerà in recessione tecnica a partire da questo mese, con effetti recessivi anche sull'economia italiana, che in Germania esporta molto», osserva Renato Brunetta responsabile economico di Forza Italia.
Pesa anche la produzione industriale dell'Eurozona, in calo «a causa della guerra dei dazi e del rischio Brexit. Questioni delle quali il nuovo Esecutivo non potrà non tener conto nelle sue previsioni», osserva l'esponente azzurro.
Il ministero dell'Economia è già alle prese con la compilazione del Nadef, il documento di economia e finanza con le previsioni aggiornate su crescita e finanze pubbliche, ma già si fanno ipotesi sulle misure da inserire nella legge di Bilancio che dovrà essere pronta in ottobre. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che oggi parteciperà all'Eurogruppo di Helsinki, dovrà trovare un punto di equilibrio tra il rispetto dei patti europei e le richieste della maggioranza M5s/Pd.
Il premier Conte fa pressioni affinché le misure di spesa siano finanziate anche con il risparmio sugli interessi dei titoli di Stato.
Un tesoretto che si aggira sugli otto miliardi di euro - sempre secondo una stima di Mazziero - nel caso in cui i rendimenti di Bot e Btp si mantenessero per un anno sotto il punto percentuale. Si potrebbero raggiungere i 10 miliardi, se la cura appena inaugurata dalla Bce avesse l'effetto sperato sulla spesa per interessi.
Una forma di copertura che per l'Ue è comunque inaccettabile. Ieri un richiamo esplicito è arrivato direttamente dal presidente uscente della Bce Mario Draghi. Presentando il nuovo Quantitative easing, ha tenuto a precisare che l'acquisto di obbligazioni da parte di Francoforte «non deve servire a finanziare altro debito dei governi». Messaggio diretto al nuovo governo italiano.
Comunque il risparmio da spread, per quanto generoso, sarà insufficiente, tanto che al ministero si continua a lavorare al taglio delle tax expenditure. Le agevolazioni fiscali che i precedenti sei esecutivi hanno provato a intaccare, senza successo. Proprio le difficoltà stanno facendo salire le quotazioni di una proposta drastica (anche in questo caso non inedita), il taglio del vantaggio fiscale previsto per alcune spese, con il taglio della detrazione che oggi è al 19% di un punto percentuale. Un calderone dove ci sono le «spese fiscali» più delicate da toccare. Ad esempio quelle sulle spese sanitarie, che valgono 17 miliardi, quelle complessive sulla casa che valgono 9,4 miliardi. Sono circa 100 voci che, nel caso in cui la detrazione fosse veramente portata al 18% potrebbe determinare un risparmio di circa tre miliardi.
Un aumento della pressione fiscale, con un
costo politico altissimo per la nuova maggioranza. Ieri il segretario Pd Nicola Zingaretti ha detto no a una nuova patrimoniale. Ma la nuova stangata potrebbe nascondersi proprio nella revisione delle agevolazioni fiscali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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