Nove italiani assassinati in un ristorante trasformato in una stanza delle torture da film horror. La scure dell'Isis si è abbattuta con ferocia inaudita a Dacca. Tutto è iniziato attorno alle 21.20 locali, le 17.20 in Italia. Nel ricco quartiere di Gulshan, dove sorgono le più importanti ambasciate occidentali, ma anche ristoranti alla moda e centri benessere, è ora della movida. Nulla di strano essendo giovedì sera, giorno della settimana che in un paese musulmano equivale al nostro sabato. A quell'ora l'Holey Artisan Bakery, sulla 79esima strada, è pieno di stranieri. C'è chi assaggia le mini tart di pastafrolla al kiwi, ma anche chi cena, al piano sotterraneo della struttura, che purtroppo si trasformerà in una trappola infernale per 20 commensali. Nei due tavoli più grandi sono sistemate una comitiva giapponese e un'altra italiana. Alle 21.20 un gruppo composto da otto miliziani appartenenti alla cellula Isis guidata dallo sceicco al-Haneef fa irruzione nel ristorante. I miliziani, armati di pistole, fucili, granate e spade, prendono in ostaggio almeno 40 persone. Prima però uccidono due poliziotti che facevano parte del servizio di sicurezza.
Un particolare importante, perché in un primo momento la stampa indiana aveva diffuso la notizia che le due persone trucidate fossero italiane. I nostri connazionali ci sono, ma all'interno del locale, alla mercé dei jihadisti. Passano le ore e quando in Italia sono circa le 22, il portale dell'Isis Amaq pubblica la rivendicazione, corredando la notizia con foto che ritraggono alcune vittime all'interno del ristorante, riverse in pozze di sangue, fra i tavoli con i resti della cena.
Secondo il racconto dei testimoni (clienti e personale scampati all'eccidio), i sequestratori domandano agli ostaggi versi del Corano e chi non è in grado di rispondere correttamente viene trafitto dalle lame o decapitato. Agghiacciante particolare confermato dalle forze di sicurezza. Nelle ore a seguire è il caos mediatico a prendere il sopravvento. Di sicuro è che sul posto ci sono le teste di cuoio del Battaglione di azione rapida, ma è notte fonda e il ministro della Difesa Mojammel Haque, che conduce personalmente le operazioni, preferisce le luci dell'alba per innescare il blitz. Nella notte Haque tenta di trattare con i miliziani, senza risultato. Alle 7.40 (le 3.40 in Italia) inizia l'attacco, che dura 13 minuti. Gli ostaggi soccorsi vengono portati in ospedale. Al termine dell'operazione il bilancio è di 20 ostaggi morti, 13 messi in salvo e 6 miliziani uccisi (uno sarebbe stato catturato). A rivelarlo è Tuhin Masud, comandante delle unità di intervento rapido. Quello che non racconta Masud, e che si apprenderà nella tormentata giornata di ieri, è che nove morti sono italiani: Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti, che portava in grembo l'ennesima vita stroncata. Un altro connazionale, dato in un primo momento per disperso a Dacca, non era presente nel ristorante al momento dell'attacco ha fatto sapere la Farnesina.
A loro si aggiungono sette giapponesi, i commensali dell'altra tavolata, un americano, una ragazza indiana e una bengalese. Pazzesca la storia di quest'ultima, musulmana, ma giustiziata perché vestita con jeans e maglietta. La sua amica, nipote del console di Milano Ahmed Rezina, è stata risparmiata perché indossava il sari.
L'orrore nell'orrore di una storia spaventosa è rappresentato alla vicenda umana di Gianni Boschetti, l'italiano sfuggito all'attacco, e la cui moglie, Claudia D'Antona, risulta fra le nove vittime italiane. La donna è stata uccisa a colpi di machete e a trovarla è stato proprio Boschetti, dopo avere trascorso tutta la notte nascosto dietro un albero fuori dal locale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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