Star in campo per indirizzare il voto presidenziale. Una tradizione cresciuta ad ogni elezione. Dagli Anni Trenta, quando i comunisti si avvantaggiavano del sostegno pubblico degli artisti, tutto è cambiato. Saltato il bipolarismo della V Repubblica, la platea vip si adegua sentendosi libera di abbracciare uno degli 11 in corsa per l'Eliseo. O almeno i cinque che avevano più chance di superare il primo turno.
Le Pen ha avuto dalla sua Brigitte Bardot, affascinata dal numero due del Front National, il gay dichiarato e animalista militante Florian Philippot. Fillon, «bandito» dal jet-set per il suo rigore e riservatezza ai tempi del Sarkò bling-bling, non ce la fa a superare il primo turno, ma almeno ha conquistato artisti, astrologhi e società civile. Un caleidoscopio che va oltre gli ultra-cattolici di Senso comune e della Manif Pour Tous da cui ripartire per le «politiche» di giugno. Alla vigilia del voto, per lui è arrivato l'endorsement (sulle colonne di Le Monde!) della cantante e attrice Françoise Hardy: «È sorprendente che ancora tanti francesi credano a Babbo Natale», dice riferendosi ai supporter di Le Pen e Mélenchon. A novembre si era avvicinata a Macron, ma dopo esserne stata incuriosita ha votato Fillon, «l'unico programma in cui mi riconosco». Si erano già espressi per il repubblicano, l'attore Alain Delon, l'astrologa seguitissima Elisabeth Tessier che a quanto pare ha sbagliato le previsioni; l'ottico francese più noto, Alain Afflelou, che vive in Belgio dove ha una fiorente catena di negozi si diceva «pronto a tornare in Francia se eletto Fillon». Resterà in Belgio.
Tradisce invece il repubblicano a poche ore dal voto il cantante Renaud: considerato a gauche stupì ad agosto dicendo «voto Fillon» se passa le primarie. Ieri ha scelto Macron, al grido di: «Finalmente fuori, Fillon e la sua Penelope!». Al socialista Hamon, pesantemente sconfitto, resta il supporto di Juliette Binoche. A poco gli è servito l'endorsement di Edward Snowden a cui aveva accordato l'asilo a titolo personale. A Le Pen le iniziali B.B. sono invece servite eccome, come a Macron l'aiuto di un'altra diva amatissima in Francia: la storica madrina di Miss Francia Geneviève de Fontenay. Della serie: «Oldies but goldies». Mélanchon, sconfitto ma non umiliato, continuerà a frequentare il circolo radical-chic che lo ha incensato negli ultimi mesi a teatro, al cinema, con spettacoli ad hoc organizzati in sostegno della sua candidatura in tutta Parigi: Jacques Weber, Richard e Romane Bohringer, Edouard Baer, Anémone, Jean-Pierre Daroussin. Senza dimenticare Gérard Miller, Bernard Lavilliers, Yvan Le Bolloc'h, Gérald Dahan, Philippe Caubère.
Resterà però agli annali la constatazione del già compagno di Yves Saint Laurant Pierre Bergé: «Assisto con tristezza allo sgretolarsi del Partito socialista, è la fine del Ps». Fatta qualche mese fa, quasi per giustificare il suo appoggio a Macron, le urne gli hanno dato ragione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.