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Si dimette (per amore) il ministro xenofobo fidanzato con la rifugiata

Ha infranto le regole di sicurezza del Paese per l'ex miss Iran. E un po' quelle della logica

Si dimette (per amore) il ministro xenofobo fidanzato con la rifugiata

«Un conto è la vita privata e un altro quella pubblica». Sembra quella barzeletta... «Mamma, noi da chi discendiamo?» «Da Adamo ed Eva, tesoro!» «Ma papà dice che discendiamo dalle scimmie...» «Una cosa è la famiglia di tuo padre, un'altra è la mia!». Eh beh, certo. «Un conto è la vita privata e un altro quella pubblica». Specie se la vita privata ha trent'anni meno di te, due gambe «cicognose», due occhi che trapanano il bersaglio ed è una tipetta che ha avuto l'ardire di semidenudarsi per l'elezione di Miss, nel 2013, nientemeno che in Iran.

Allora succede che il ministro norvegese xenofo, cinquattontenne, corredato di un'ex compagna danese, un'ex moglie norvegese, tre figli, una fiera, inossidabile politica anti-immigrati come tratto distintivo della sua carriera politica (suo il monito «le culture non si mescolino»), improvvisamente, inizi a fare dei distinguo. A comprendere le eccezioni, a rivalutare le mezze misure, i casi singoli, il contesto, la vita privata e la vita pubblica. Che non sono più, appunto, la stessa vita. È il vantaggio delle circostanze a renderci improvvisamente «di larghe vedute».

Per questo, grazie a questo nuovo, inatteso e illuminato modo di pensare, Per Sandberg «si è messo», (si è fidanzato per dirla con più stile) con l'ex miss iraniana e rifugiata politica. Il caviale iraniano e il salmone norvegese. Il «povero» Per ha talmente faticato a risalire l'impervia corrente di critiche, che ieri ha scelto di dare le dimissioni da ministro (della Pesca...). Immaginiamo che all'idea di dover giustificare tutta la faccenda in generale, il nuovo amore, il triplo salto carpiato ideologico, le vacanze in Iran, le telefonate a Teheran con il cellulare d'ordinanza, e assieme tenere a bada l'indignazione di tutta Oslo, gli siano venuti piccoli spasmi muscolari. Nulla con cui ci si possa permettere di scherzare, peraltro, avendo accanto una compagna di trent'anni più giovane (la bella Bahareh Letnes ne ha infatti ventisette). E quindi meglio le dimissioni, insomma. Pur di rimanere cinto a quella sottile vita libanese con asilo politico. Dove la parola asilo è densa di significati, ci sembra. Il caviale iraniano e il salmone norvegese (figure ben ricalcate dall'eterogenea coppia anche dal punto di vista cromatico: lei è grigio-olivastra, lui arancione) potranno sempre contare sulla ditta di import-export della giovane Letnes che, manco a dirlo, commercia nel mercato ittico, essendo stato Sandberg, fino a qualche ora fa, ministro della Pesca. Comunque «fa strano», «fa strano» che una che avrà visto la catena di montaggio di una vita difficile dal primo all'ultimo anello, vada a finire tra le braccia di quello che è stato, fino a ieri, uno dei suoi peggiori «carnefici». Suo e di tutti quelli come lei. O forse non è strano. È proprio così che va. È proprio così che deve andare quando si è diventati ciò che ci hanno fatto. In bocca esattamente al carnefice: in presa diretta. Perché ci si illude di raddrizzare la storia, o almeno la propria. Poi lui sembra così cambiato... Un altro uomo, a cinquantotto anni... si è perfino dimesso «per lei»... Ci starà credendo, la bella Letnes. Finalmente l'appartenenza a un'altra persona che ti identifica, ti rende persona. E invece è di due categorie di uomo che bisogna diffidare: quelli che non hanno personalità e quelli che ne hanno più d'una. Ma chissà, staremo a vedere.

Come si dovrà dire, in questo caso? Se sono salmoni, risaliranno.

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