Si lancia dal balcone con il figlio in braccio: lei muore, bimbo grave

La donna si è gettata col piccolo di 5 anni. La sorella era dal papà. "Tragedia annunciata"

In foto, Gemma Paris
In foto, Gemma Paris

Un lancio nel vuoto, all'alba, con il bimbo tra le braccia. Un gesto fatale per lei - e che ora rischia di esserlo anche per suo figlio. Accade tutto all'alba di ieri a Celano, in provincia de L'Aquila, quando la 36enne Gemma Paris si getta dalla finestra di casa che affaccia sul terrazzino interno senza una spiegazione apparente. E gli attimi prima di quel salto sono agghiaccianti: intorno alle 6.50 del mattino telefona alla figlia più grande dicendole di ricordare al padre di prendere alcuni documenti. Poi prende in braccio il bambino di soli 5 anni e si getta per oltre 3 metri.

Gemma Paris che da tempo era separata dal marito e viveva in casa con i genitori adottivi e i due figli - muore sul colpo. Il piccolo, invece, viene trasportato d'urgenza prima all'ospedale San Salvatore dell'Aquila e poi trasferito al Bambino Gesù di Roma, dove ora si trova ricoverato in terapia intensiva. I medici avrebbero riscontrato un ematoma nella parte posteriore della testa ma il piccolo non sarebbe in pericolo di vita. E mentre i genitori di Gemma rimanevano seduti fuori casa col capo chino, lo sguardo fisso a terra tra lacrime e silenzio, la comunità già si interrogava sui motivi del gesto. «Una tragedia preannunciata purtroppo, non era una situazione socialmente facile», dicono i conoscenti della comunità abruzzese, che a più riprese riferiscono di «problematiche mai affrontate».

Nei gruppi locali sui social, invece, si trova di tutto: da chi parla di rimorso perché sapeva ma non ha detto nulla a chi accusa le istituzioni chiedendo di indagare chi doveva controllare lo stato di questa famiglia. Per il sindaco di Celano Settimio Santilli la notizia della morte di Gemma Paris ha sconvolto il paese: «La conoscevo benissimo, anche i suoi genitori, persone per bene, siamo sconvolti».

Ma l'eco della tragedia è arrivata anche nel capoluogo abruzzese, che solo 24 ore prima aveva assistito attonita alla strage familiare perpetrata da Carlo Vicentini, medico 70enne da circa un mese in pensione, ha sterminato la sua famiglia: con una pistola regolarmente denunciata ha ucciso la moglie 63enne Carla Pasqua, la figlia 36enne Alessandra e il figlio Massimo di 43 anni, disabile dalla nascita, attaccato ad un respiratore e in condizioni gravissime. Poi ha puntato l'arma contro se stesso e si è suicidato. Non a caso anche il primo cittadino del capoluogo ha espresso cordoglio per i fatti di Celano: «A nome della municipalità aquilana e a titolo personale esprimo sentimenti di vicinanza e cordoglio alla comunità celanese. Non ci sono parole per descrivere l'angoscia provocata da drammi di tale portata che nel giro di due giorni hanno segnato profondamente sia L'Aquila che Celano».

Due tragedie familiari a distanza di pochi chilometri e di poche ore l'una dall'altra, che resteranno in effetti indelebili nella memoria collettiva delle due comunità, ferite che neanche il tempo potrà rimarginare, dentro e fuori le mura di casa.

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