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Si prepara il partito "Forza imam". La rete di giornalisti, politici e attivisti

Da Karima Moual al membro della Flotilla, Lafram. I pro Pal arruolati. Pd, Avs e i grillini fanno sponda

Si prepara il partito "Forza imam". La rete di giornalisti, politici e attivisti
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L'islam italiano alza la testa. La liberazione dell'imam Shahin non è una decisione giudiziaria come le altre. Per la prima volta i musulmani organizzati in Italia si presentano come una forza capace di fare pressione, muovere consenso e ottenere risultati. Lo dimostra una galassia eterogenea di protagonisti: attivisti, opinionisti social e anche rappresentanti istituzionali. La giornalista Karima Moual (foto a destra), voce del mondo musulmano, scrive via Facebook: "Per la destra islamofoba è finita la pacchia. L'islam italiano oggi è anche ben organizzato. La liberazione dell'imam Shahin ne è la prova". Si punta forte sulle "nuove generazioni". Le fa eco, sempre via social, il predicatore torinese Brahim Baya, attivissimo in questi giorni per il suo "collega": "Un islam italiano che non chiede privilegi, ma pretende diritti". La lista di chi ha partecipato, organizzato o sostenuto le mobilitazioni per Shahin è lunga. Sul piano politico, nel Pd e nell'area progressista, salutano con entusiasmo la "liberazione" del predicatore islamico alcuni esponenti delle istituzioni: Abdullahi Ahmed, consigliere comunale a Torino con i dem, Siid Negash, eletto a Bologna con la civica di Lepore e, sempre in Emilia Romagna, l'assessore filo-Schlein Marwa Mahmoud, che si limita a un like di approvazione al post di Ahmed. È la "corrente musulmana" ai tempi di Elly. Non può mancare Omar Korichi, già consigliere comunale di Rovereto, espulso dalla lista civica "Futura" per aver sostenuto con un post poi cancellato che "l'Iran dovrebbe radere al suolo Israele". Korichi rilancia via social i post di giubilo di Baya e Moual. Fuori dalla politica in senso stretto, esulta Saif Eddine Seifuddin Abouabid, animatore del podcast "Islam chiama Italia". Sul versante associativo interviene l'Ucoii, rappresentata dal presidente Yassine Lafram (foto a sinistra), che con un comunicato definisce la liberazione dell'imam un "passaggio importante che riafferma il valore delle garanzie previste dall'ordinamento...". Lafram ha fatto parte della Global Sumud Flotilla. Esultano i Giovani palestinesi e l'Associazione dei palestinesi in Italia, quella presieduta da Mohammed Hannoun, che un mese fa ha ricevuto il foglio di via da Milano. Post entusiasta per la notizia anche da parte di Davide Piccardo, direttore editoriale di Luce news, quotidiano online spesso associato ai Fratelli musulmani. Tutti segnali che rendono credibile quanto scritto da Moual: "C'è una generazione di giovani musulmani... che in questi anni ha saputo organizzarsi". Moual aggiunge "per contrastare l'islamofobia", ma in questa circostanza la capacità messa in campo appare di altro tipo: non solo difesa identitaria, bensì costruzione di una forza riconoscibile. Una dinamica che somiglia sempre meno a una battaglia per i diritti e sempre più a un embrione di movimento, una sorta di "forza Imam". La mobilitazione, però, si è innestata anche nel tessuto del sindacalismo e dell'associazionismo italiano, con le ovvie felicitazioni per la "liberazione" di Cgil e Arci. E poi ci sono i partiti. Schlein butta il pallone in tribuna e, rispondendo sull'imam, chiede alla Meloni dei Cpr in Albania. Marco Grimaldi, parlamentare di Avs, esprime persino "gioia" per la nuova sorte di Shahin.

Il Movimento 5S, infine, non pago della vicenda Shahin, ha organizzato alla Camera un convegno per liberare due cittadini palestinesi. Uno Anan Yaeesh, è nel carcere di sicurezza di Melfi e l'altro, Ahmad Salem, è in cella per aver invitato a mobilitarsi contro Israele.

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