Coronavirus

"Si è solo nascosto. Meglio non rischiare"

Il direttore dello Spallanzani: "Si ritira ma non possiamo abbassare la guardia"

"Si è solo nascosto. Meglio non rischiare"

«No a chi la spara più grossa, così si disorientano i cittadini». Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, dall'inizio dell'epidemia cerca di temperare il rigore nel rispetto delle misure di prevenzione con un cauto ottimismo. La battaglia contro il coronavirus, ha sempre detto, la vinceremo ma non possiamo abbassare la guardia perché il virus non è «scomparso».

Professor Vaia le parole del primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo hanno sollevato un vespaio. Che cosa ne pensa?

«Stimo Zangrillo e penso che le sue parole siano state male interpretate. Non ci sono dubbi sul fatto che i reparti di terapia intensiva non siano più intasati. L'epidemia è in una fase di recessione».

La situazione allo Spallanzani?

«Qui nel reparto di terapia intensiva abbiamo otto letti occupati mentre qualche settimana fa eravamo saliti a 55. I dati sui contagi sono buoni, in continua discesa. In terapia intensiva oramai abbiamo pochi ricoverati con tamponi positivi ma invece registriamo molti casi grigi, sospetti».

Quali sono i casi grigi?

«Pazienti con polmoniti che hanno un quadro clinico compatibile con il Covid ma che poi risultano negativi al tampone. Se non fosse esplosa l'epidemia questi casi li avremmo trattati anche casa ma in conseguenza dell'allerta li mettiamo subito sotto osservazione. Ma effettivamente i positivi al Covid sono pochissimi».

Spesso dagli esperti, virologi ed epidemiologi arrivano pareri contrastanti.

«Nessuno ha la verità in tasca. Siamo ancora in una fase empirica di conoscenza del virus. Dobbiamo approfondire gli studi, verificare l'efficacia dei trattamenti. Trovo sbagliato entrare in polemica tra colleghi. Abbiamo tutti lo stesso scopo: guarire i nostri pazienti e tenere sotto controllo la diffusione del virus. Se facciamo a gara a chi la spara più grossa otteniamo soltanto l'effetto di disorientare i cittadini che invece hanno diritto ad avere indicazioni chiare».

Quali?

«Allora il rischio zero non esiste, dobbiamo insistere su questo punto: il virus non scompare ma invece dobbiamo imparare a convivere con il Covid 19 tenendolo sotto controllo. Quindi no ai comportamenti a rischio. Ed è per questo che la scienza, i medici devono avere una voce unica altrimenti si crea confusione e le persone non si sentono più in dovere di rispettare quelle norme che invece ora ci stanno aiutando a superare l'emergenza. Senza il lockdown non saremmo sicuramente a questo punto».

Vede in giro comportamenti a rischio?

«Purtroppo sì. Ritengo si tratti di una minoranza ma vedo assembramenti, troppe persone che non rispettano la distanza di sicurezza e non indossano le mascherine. Attenzione perché così uccidiamo la possibilità di riconquistare la nostra libertà».

Anche per Lei corriamo il rischio di una seconda ondata dell'epidemia in autunno?

«Non dobbiamo spaventare inutilmente i cittadini. Certo in autunno tornano le patologie influenzali e possiamo aspettarci una situazione più complessa per le malattie respiratorie.

Ma se mettiamo in campo le vaccinazioni e le azioni di prevenzione di sanità pubblica, se ci attrezziamo con l'identificazione immediata dei contagiati saremo in grado di tenere sotto controllo un'eventuale ritorno del virus».

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