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"Ma siamo all'opposizione?". L'ultimo strappo dei 5 Stelle

Il M5S chiede una modifica del calendario dei lavori ma è stato definito proprio col ministro grillino. Pd sconcertato: "Forzature assurde e ingiustificate"

"Ma siamo all'opposizione?". L'ultimo strappo dei 5 Stelle

Dopo aver rinfacciato per mesi alla Lega di adottare un atteggiamento irresponsabile nei confronti del governo, ecco che il Movimento 5 Stelle si pone con un piede nella maggioranza e con l'altro nel campo dell'opposizione. L'obiettivo dei grillini? Ottenere visibilità, cercare la sopravvivenza politica. L'ultimo strappo del M5S si è consumato sul calendario dei lavori già definito nella riunione dei capigruppo, con i pentastellati che ne hanno chiesto una modifica. L'ennesima spaccatura che di certo non apporta benefici alla stabilità della maggioranza.

Lo strappo del M5S

I partiti che sostengono il premier Mario Draghi si sono trovati su posizioni diverse in merito al calendario d'Aula. Il Movimento puntava a inserire delle comunicazioni del presidente del Consiglio prima del vertice straordinario europeo di fine maggio, magari per presentare risoluzioni sull'Ucraina. Per i grillini però è arrivata l'ennesima sconfitta: l'Aula del Senato ha respinto la richiesta di modificare il calendario deciso dalla Conferenza dei capigruppo. La proposta godeva dell'appoggio anche di Fratelli d'Italia e di Costituzione, Ambiente, Lavoro (Cal) che già l'avevano formulata in capigruppo.

Ed è proprio questa mossa dei 5 Stelle ad aver creato malumori all'interno del gruppo. Sul banco degli imputati è finita Mariolina Castellone, capogruppo del M5S al Senato, la cui linea si è rivelata fallimentare ancora una volta: la sua decisione ha colto di sorpresa diversi colleghi di partito, che non hanno nascosto il loro disappunto. "In capigruppo Castellone aveva votato il calendario, ora che succede: ci troviamo all'opposizione con Fdi e Cal?", è la domanda perplessa che si pongono fonti del M5S. Inoltre, riferisce l'Adnkronos, il senatore Primo Di Nicola non avrebbe partecipato al voto.

L'ira di Pd e renziani

L'azione targata M5S non ha fatto mancare una serie di dure reazioni provenienti non solo dai renziani, ma anche dal Partito democratico con cui i rapporti si fanno sempre più complicati. Il senatore Andrea Marcucci parla di "forzature assurde ed ingiustificate": in effetti il Movimento insiste sulle comunicazioni del premier Draghi in merito alla situazione in Ucraina, che puntualmente si trasformano "in una resa dei conti della maggioranza".

Sulla stessa linea si trova il dem Dario Stefàno: il presidente della commissione Affari europei ha voluto sottolineare che il calendario era stato appena concordato in capigruppo su proposta di Federico D'Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento dei 5 Stelle. "Sembra quasi un labirinto…", è il commento di Stefàno. Il senatore Luigi Zanda ha invitato il Movimento alla "prudenza politica", visto che un voto non unanime della maggioranza sul calendario "non è buon augurio per il prossimo futuro della maggioranza".

Parole al veleno arrivano anche tra le fila di Italia Viva. Ad esempio Davide Faraone giudica "gravissimo" il fatto che la forza di maggioranza relativa decida di votare contro il calendario, che tra l'altro era stato concordato con il ministro grillino D'Incà.

Il presidente dei senatori renziani ha chiesto di agire con "maggiore prudenza", considerando che "gli incidenti sono sempre dietro l'angolo".

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