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"Siamo pronti a votare Berlusconi. Il centrodestra resti unito in ogni caso"

Il presidente dei deputati di Fratelli d'Italia: per la prima volta la sinistra non può imporre un presidente gradito, l'occasione è storica

"Siamo pronti a votare Berlusconi. Il centrodestra resti unito in ogni caso"

Onorevole Francesco Lollobrigida, per la prima volta il centrodestra ha i numeri per condurre la partita del Quirinale, ma Fdi è all'opposizione e Lega e Fi al governo. Riuscirete ad essere uniti?

«Per Giorgia Meloni e per Fdi l'unità del centrodestra è la priorità, infatti al vertice fortemente voluto dalla nostra leader la posizione del movimento è stata quella di essere tutti chiari e leali, come noi siamo abituati ad essere. Sul Quirinale è stato chiesto agli alleati un impegno esplicito a condividere le scelte, e chiarendo che cosa accadrebbe di fronte ad una richiesta di rinnovo di Mattarella, magari con la scusa dei contagi, e se Draghi proponesse la sua candidatura, vincolando gli alleati di governo al voto favorevole nei suoi confronti con la minaccia di una crisi al buio».

Risposta che dovrebbe arrivare nel vertice di centrodestra della prossima settimana?

«Certamente Giorgia Meloni riproporrà questo tema, ribadendo la massima lealtà per la ricerca di una candidatura unitaria, prima fra tutte quella di Silvio Berlusconi, e l'esigenza che la coalizione si muova compatta».

In questo vertice dei leader sarà tolta la riserva sulla candidatura di Berlusconi?

«La riserva deve toglierla appunto Berlusconi. Ma Fdi chiede agli alleati di centrodestra e in particolare a Fi che esprime questa candidatura, che anche se non andasse in porto si proceda uniti».

Probabilmente la riserva di Berlusconi cadrà anche in base al sostegno garantito dagli alleati e alla possibilità di allargare il bacino di voti del centrodestra.

«Su Fdi nessuno può avere dubbi riguardo al sostegno a Berlusconi, la nostra posizione è solida come la roccia a favore di un percorso unitario. Il leader di Fi si potrà preoccupare di tutti meno che di noi. Ma noi lavoreremo perché si sia chiarissimi sul percorso futuro, in modo che Fdi non abbia da preoccuparsi di quel che dovessero fare i nostri alleati se questa candidatura non dovesse concretizzarsi».

Voi volete un «patriota» al Quirinale, che vuol dire, visto che tutti insistono su una figura super partes, che metta al primo posto gli interessi del Paese e non sia divisiva?

«Infatti Meloni ha espresso un concetto che dovrebbe essere scontato, cioè che il prossimo presidente della Repubblica metta gli interessi generali davanti a ogni particolarismo, cioè non abbia interesse a mandare il Pd al governo, a prescindere dall'esito delle elezioni, come è accaduto negli ultimi 10 anni».

Il M5s insiste sul bis di Mattarella, il Pd è incerto se spingere Draghi al Colle per il timore delle elezioni: si riuscirà a trovare un nome condiviso?

«Per la prima volta la sinistra non ha i numeri per imporre un presidente della Repubblica che sia gradito. È un'occasione storica per il centrodestra per esprimere un capo dello Stato garante della Costituzione, che guardi in modo terzo alle prossime elezioni. Il M5s, pur di non tornare al voto, è disposto a qualsiasi scelta compresa quella di provare ad imporre a Mattarella, che più volte si è detto indisponibile, la sua candidatura. E il Pd è terrorizzato dall'ipotesi di avere un presidente che non possa essere condizionato».

Il 24 gennaio è la data d'inizio delle votazioni, secondo lei quanti scrutini ci vorranno questa volta?

«Non ho un'esperienza parlamentare tale da saperlo, si spera sempre che il capo dello Stato sia eletto già al primo scrutinio, con la massima condivisione. Ma se ci vorrà qualche scrutinio in più per scegliere un presidente che garantisca gli italiani parteciperemo volentieri».

E se Draghi diventerà capo dello Stato?

«Per Fdi la strada maestra è il voto, per dare la possibilità ai cittadini di avere un governo e un programma che dia risposte efficienti ai loro problemi.

Chiunque venga eletto, Fdi chiederà di tornare alle elezioni chiudendo un'esperienza di maggioranza che giudichiamo pessima, frutto di un accordo tra forze politiche che non hanno nulla in comune».

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