Roma Esulta Matteo Salvini quando, a sera, la Camera dà via libera alla fiducia posta dal governo sul controverso decreto sicurezza. I sì sono stati 336, i no 249, ma il provvedimento-manifesto del vicepremier leghista non è ancora legge: «Lo sarà tra oggi e domani, ma lasciatemi esprimere la mia enorme soddisfazione».
Il voto finale infatti è slittato a causa della gran quantità di ordini del giorno presentati dal Pd, per protestare contro la strozzatura del dibattito imposto da una maggioranza che ha avuto bisogno di blindarsi con la fiducia per arginare le divisioni interne. Ai Cinque Stelle infatti il decreto Salvini piace poco, non tanto per ragioni di merito o di principio, quanto politiche: con la sua approvazione si regala un nuovo, potente strumento di propaganda all'alleato. Che infatti ha già convocato una trionfale manifestazione celebrativa a Roma, per massimizzare il risultato: «Questo decreto sarà una rivoluzione nel campo della sicurezza e dell'immigrazione. La mia ambizione è lavorare nei prossimi mesi per una completa rivisitazione di tutte le norme che riguardano l'immigrazione», annuncia. Di tutt'altro avviso il suo predecessore al Viminale Marco Minniti: «Creerà più insicurezza, perché quando ci cancella la protezione umanitaria si sta dando un colpo mortale alle politiche di integrazione».
Ma le ragioni di coalizione hanno prevalso, e il governo ha dovuto chiedere la quarta fiducia al Parlamento per evitare la scadenza del decreto e la trappola di eventuali voti segreti sugli emendamenti, presentati anche dai cosiddetti «frondisti» grillini. «Quello che succede oggi - ha accusato in aula il Pd Emanuele Fiano - lo ha ammesso Brescia (presidente M5s della Commissione Affari costituzionali) quando ha detto che questo provvedimento è della Lega ed è immodificabile. C'è una legge che è di un partito, non del popolo, per cui va votata senza incertezze». In cambio, è il patto, sarà votato senza modifiche il ddl sulla prescrizione voluto dai grillini.
Forza Italia ha votato no alla fiducia, come tutte le altre opposizioni. Oggi però dirà sì al provvedimento, nel voto finale: «Questo decreto ricalca in larghissima parte, anche non in tutto, quello che è il nostro pensiero in tema di immigrazione e sicurezza e ricalca in larga parte i programmi comuni di governo del centrodestra», spiega in aula l'azzurro Giorgio Silli. Anche se, fa notare sempre da Forza Italia Sestino Giacomoni, nella legge mancano «le maggiori risorse per le forze dell'ordine e l'espulsione di 600mila immigrati clandestini, che pure Salvini aveva promesso». Naturalmente, il voto favorevole di Fi aumenta anche le difficoltà politiche della componente pentastellata di maggioranza, che si ritrova a votare fianco a fianco degli odiati berlusconiani i contenuti del programma di centrodestra.
«Cosa avremmo fatto dall'opposizione contro questo decreto?», chiede sarcastica la «dissidente» Paola Nugnes, che al Senato si era astenuta sulla fiducia. «Voto la fiducia per il governo, ma il decreto è un'altra cosa», lamenta una dei 18 grillini dissidenti della Camera, Doriana Sarli. LCes- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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