Alle volte i governanti non hanno il benché minimo senso del ridicolo. Da una settimana per le strade di Freetown, capitale della Sierra Leone piccola repubblica in Africa occidentale , è proibito fare jogging in gruppo. Secondo quando riporta l'agenzia France Presse è infatti considerato una minaccia alla sicurezza pubblica. Qualche giorno fa Francis Alieu Munu, ispettore generale della Polizia nazionale, ha spiegato che il bando si è reso necessario perché sempre più persone hanno preso l'abitudine di mettersi a correre per le strade della città in grandi gruppi e molti cittadini si sarebbe lamentati. «Nel correre intralciano il traffico, ascoltano la musica a volume alto, si rivolgono in modo ingiurioso alle persone, battono con le mani sulle automobili e alle volte sono arrivati a rubare ai passanti».
Insomma, costituiscono un vero e proprio pericolo pubblico. Stando ai giornali locali il bando avrebbe trovato favorevoli molti cittadini comuni, preoccupati del danno che i runners provocherebbero al traffico già caotico della capitale e dei sempre più frequenti furti. Anche se i più smaliziati leggono il singolare divieto in chiave politica. Alcuni vedono nel bando una manovra del Governo per prepararsi alle elezioni presidenziali e parlamentari del 7 prossimo marzo. Nelle ultime settimane infatti alcuni candidati dell'opposizione avevano organizzato delle corse di gruppo i cui partecipanti indossavano magliette inneggianti ai proprio partiti.
La Sierra Leone, paese a forte maggioranza islamica (78%), vive negli ultimi anni un periodo di relativa stabilità politica dopo la guerra civile degli anni Novanta. La giunta militare, salita al potere alla fine del 2005 quando le forze Onu hanno lasciato il Paese, ha portato a una progressiva democratizzazione. Non altrettanto bene va l'economia della Sierra Leone paese ricco di diamanti , che dalla guerra civile non si è più ripresa ed è stata ulteriormente fiaccata dalla diffusione del virus Ebola, che a partire dalla fine del 2013 ha fatto crollare il reddito medio dei 6 milioni di abitanti a 1.700 dollari a testa. Nel periodo dell'epidemia, dichiarata sconfitta solo alla fine 2015 dopo quasi 4mila morti, pochi lavoravano e nessuno pagava le tasse, diretta conseguenza del blocco delle esportazioni, della chiusura delle frontiere e della riduzione della produzione mineraria. Così le elezioni del prossimo marzo sono importanti per capire se il Presidente Ernest Koroma, in carica dal 2007, proseguirà nel suo regno o, come previsto dalla Costituzione, lascerà spazio ad altri.
Campaign for Human Rights and Development International, una Ong locale attiva nel campo dei diritti umani, ha sollevato dubbi sulla costituzionalità del bando, che violerebbe il diritto di
assemblea. Ma il portavoce della Polizia locale ha risposto che il bando «è in linea con la Costituzione perché tutela l'ordine pubblico». E in una intervista a Bbc Africa ha rigettato le accuse di una motivazione politica.
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