Politica

Il silenzio dei giustizialisti

Da una parte Pd e 5 Stelle saldano l'alleanza e tacciono sulla reazione delle toghe, dall'altra Forza Italia solidarizza con Renzi per la giustizia a orologeria

Il silenzio dei giustizialisti

Due inchieste che fanno godere i giustizialisti. Adesso Matteo Renzi deve fare i conti con un'indagine per finanziamento illecito e false fatturazioni, insieme al manager Lucio Presta, e un'altra per emissione di fatture per operazioni inesistenti in relazione al compenso ricevuto per una conferenza ad Abu Dhabi. A comunicarlo è stato proprio il leader di Italia Viva nella presentazione di "Controcorrente", il nuovo libro in cui ripercorre la sua odissea giudiziaria e le tante indagini che lo hanno colpito. Un'occasione per "togliersi molti sassolini dalla scarpa". Quanto al primo caso, al centro delle indagini ci sarebbero flussi di denaro inerenti al documentario "Firenze secondo me" e contratti e bonifici.

C'è chi la considera una sorta di "fallo di reazione" da parte delle toghe, finite di recente nel mirino dell'ex presidente del Consiglio che di certo non ha usato mezzi termini per criticare certe scelte e determinate "coincidenze". Ma ciò che è emerso nelle ultime ore è palese e non sorprende più di tanto: da una parte i manettari si sono rintanati in un imbarazzante silenzio e non hanno perso tempo per rilanciare la notizia dell'indagine; dall'altra Forza Italia ha solidarizzato con Renzi per quella che viene definita una "giustizia a orologeria".

Il silenzio dei giustizialisti

Dal Partito democratico non filtra nulla. Mutismo assoluto. Dal Movimento 5 Stelle invece si sparano sui social i titoli di alcuni giornali che danno la notizia dell'inchiesta sul numero uno di Italia Viva. Ad esempio è il caso di Dino Giarrusso, europarlamentare grillino, che ha colto l'occasione per difendere a spada tratta l'operato dell'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e attaccare gli avversari politici: "Anche ieri condanne, arresti e nuovi indagati fra i politici dei vecchi partiti, con una nuova accusa per il politico meno amato della storia, Matteo Renzi. Chi ha cose da nascondere e processi per condotte non sempre trasparenti, spera nella prescrizione per rimanere impunito e beffare le vittime. È un'anomalia tutta italiana che noi abbiamo fermato grazie alla riforma Bonafede, e che sarebbe assurdo ripristinare con un colpo di mano".

Anche Stefano Buffagni su Facebook è intervenuto sul caso: "Renzi con il 2% di share guadagna più di Fiorello a Sanremo. I conti non tornano. Fare chiarezza al più presto". Il deputato pentastellato, pur riconoscendo il diritto dell'ex premier di difendersi, ritiene che sia un problema di etica pubblica: "Renzi ai tempi non era un semplice parlamentare ma aveva appena terminato la sua esperienza di presidente del Consiglio e Presta lavora e guadagna anche grazie a contratti con la Rai".

La solidarietà a Renzi

A differenza dei giustizialisti, Forza Italia ha immediatamente solidarizzato per quanto avvenuto. Anche perché non va dimenticato che vi sono personaggi politici che, come rivelato nel libro Il Sistema di Alessandro Sallusti, hanno provato sulla loro pelle gli effetti di certe dinamiche. Il senatore azzurro Francesco Giro ha espresso "piena solidarietà" a Renzi che, va ricordato, fino a prova contraria è innocente: "Oggi i giornali propalano la notizia sull'inchiesta a piena pagina senza neppure attendere gli esiti della fase istruttoria. Molti giudici, ma anche moltissimi giornalisti, dovrebbero farsi un bell'esame di coscienza. Vogliono distruggere anche Renzi?".

Pure Carlo Calenda si è unito al coro di solidarietà. "Ho visto troppe di queste inchieste concludersi in nulla verso i politici in generale e Matteo Renzi in particolare per attribuire un qualsiasi peso a quanto accaduto. Mi dispiace per i magistrati seri, ma su questa roba la magistratura ha perso ogni credibilità", ha scritto su Twitter il leader di Azione. Il candidato sindaco di Roma ha poi ricordato che "negli ultimi 30 anni abbiamo assistito a cose inimmaginabili, pensate che Bassolino ha avuto 19 inchieste da cui è uscito assolto, rovinandogli la vita". "Pensate anche a Berlusconi", ha aggiunto Calenda.

Insomma, nulla di nuovo: i giustizialisti godono (a intermittenza) per indiscrezioni giornalistiche, mentre i garantisti si attengono ai sacrosanti principi costituzionali.

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