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Siluro di Renzi al M5s: si indaghi sul Venezuela. L'accusa di Berlusconi

Il Cav: "Per colpa loro l'Italia non condannò Maduro". Conte corre in soccorso: "Fake news"

Siluro di Renzi al M5s: si indaghi sul Venezuela. L'accusa di Berlusconi

Non è tanto il M5s che danneggia, ma è il governo che in realtà indebolisce. Anche se fuma di patacca, come nel M5s hanno immediatamente denunciato, la notizia del presunto scambio di denaro fra il governo venezuelano e Gianroberto Casaleggio, è un altro incidente che disarticola l'esecutivo e quella forza di maggioranza che oggi è solo un fastidio per Giuseppe Conte. Che però minimizza: «I responsabili del M5s hanno già assicurato che si tratta di una fake news. Penso che non ci sia nulla da chiarire». E però, sono prove di «crisi» come del resto ha lasciato intendere ieri, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, in un'intervista a La Stampa, carica di pensieri e veleno che ha provato, ma solo a parole, a trattenere. Si è servito infatti del precedente, altro presunto denaro, ma russo, che ha colpito Matteo Salvini (ieri solo un suo laconico «se ci sono truffe emergeranno») e che meno di un anno fa ha scatenato i 5s, protagonisti di una compagna violentissima proprio contro il segretario della Lega. Per Renzi è giusto che «si indaghi sui soldi venezuelani come si è fatto con i presunti rubli a Salvini che poi non c'erano. Nel frattempo perquisiscono solo quelli che finanziano regolarmente la Leopolda» ha dichiarato frenando la collera ma coltivando il dubbio: «Le loro idiozie sul Venezuela le dicevano gratis. Almeno, spero che le dicessero gratis...». Pretende insomma un'indagine vera e non un romanzo a puntate sui giornali. E che tutto l'intrigo su questo grottesco oro di Caracas' debba essere studiato per comprendere cosa ci sia dietro (anche se si trattasse di bufala rimane un attacco all'Italia) è la richiesta delle opposizioni e di Forza Italia che ieri, con il vicepresidente Antonio Tajani, il senatore Maurizio Gasparri e i giovani azzurri, ha organizzato un flash mob presso l'ambasciata venezuelana. Per Tajani la magistratura dovrebbe fare luce anche per rispondere alla domanda: «La nostra politica estera è libera o è condizionata da forze straniere? La vera questione è la posizione dell'Italia. Il tema è: ci sono ingerenze esterne sì o no? L'Italia è a favore della Nato e dell'atlantismo, sì o no? Troppe scelte filo-Cina o a favore del Venezuela. L'Italia deve avere una posizione chiara in politica estera». E la domanda è girata al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che per Tajani deve riferire in Parlamento e spiegare perché l'Italia non si è «schierata dalla parte della democrazia e della libertà, non riconoscendo, contrariamente a come hanno fatto tutte le istituzioni europee, Juan Guaidó». Lo ha ricordato anche Silvio Berlusconi in un colloquio al Riformista. Garantista sì, ma con memoria: «Anche se si trattasse di notizia falsa, è resa credibile dall'atteggiamento dei 5s nei confronti di Maduro. Un regime illegale, antidemocratico, comunista che ha ridotto quel paese alla miseria e all'oppressione. I 5Stelle non soltanto lo hanno sempre difeso, ma hanno impedito, essendo al governo, che l'Italia prendesse una posizione chiara sul Venezuela. Per colpa dei Cinque Stelle, siamo l'unico paese d'Europa e dell'Occidente a non condannare Maduro».

Il paradosso è che la pena del M5s la porta il Pd che è suo alleato. Se di parte sono le difese di Manlio Di Stefano, (agit-prop venezuelano) che parla di «balla colossale, la più grande fake news della storia», di Ettore Licheri («Diamo fastidio. Per qualcuno è bello infangarci») o ancora di Giancarlo Cancelleri, viceministro alle Infrastrutture, che invece straparla di timbri, giornali di destra, («Conosco il giornale spagnolo, un giornale di destra e posso immaginare qualcosa di politico, ma mi addentrerei nel complottismo»), più complessa è la posizione dei democratici. Non possono tacere, ma non possono neppure esprimere tutto il loro disagio. Si muovono così sul filo. Per il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che rivendica un codice diverso, («Quando si sosteneva che il sospetto fosse l'anticamera della verità, io pensavo che fosse una follia»), il M5s deve chiarire mentre per l'ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti, questo fantomatico finanziamento «ha il sapore della polpetta avvelenata a scapito della politica italiana». Ma chi, perché? E non è forse ancora più spaventosa questa possibilità? Resta la doppia morale quella che fa chiedere al governatore della Liguria, Giovanni Toti, come si sarebbero comportati i parlamentari 5s (i precedenti si conoscono) con altri e in presenza di queste accuse.

Così, inseguiti e accerchiati, si consegnano a Conte che, tra le tante maschere, conserva, pur sempre, quella, utilissima, da avvocato.

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