Il simbolo del Venezuela: un elefante pelle e ossa

Anche la figlia di Jackson si mobilita per salvare Ruperta. Ma Maduro ci vede un complotto

Il simbolo del Venezuela: un elefante pelle e ossa

Ruperta è l'immagine di un Paese che muore. Lei è un'elefantessa, chiusa nello zoo di Caracas, che sta lentamente morendo di fame. Ci sono le foto, il calvario di quest'animale è impressionante; la potenza delle immagini che resuscitano il dramma della crisi del Venezuela. Escono le foto di Ruperta, il ritratto dell'abbandono in cui versano gli zoo, specchio di un Paese che crolla miseramente sotto il peso di una politica ottusa e autolesionista.

Povertà, violenza e inflazione hanno messo in ginocchio Caracas, le proteste violentissime contro il leader Maduro vengono represse con la forza e la violenza, il popolo soffre ed è affamato. Code lunghissime per accaparrarsi rarissimi generi di prima necessità. Pane e latte pagati come oro al mercato nero. E nessuna via d'uscita all'orizzonte, la classe media che si è liquefatta nella miseria, la classe povera che è scivolata rapida nell'indigenza, la sanità che non esiste, la sicurezza che non c'è. E il regime che annega nella corruzione.

Ruperta è il simbolo. Il calvario di questo pachiderma di 45 anni pelle e ossa, che sola e abbandonata vaga per lo zoo brullo alla ricerca di qualche foglia da brucare è sconfortante. Commuove e fa scattare l'indignazione; dei venezuelani, della rete. Un dramma che esce dal Paese, e arriva fino a Paris Jackson, la figlia del cantante Michael Jackson: «Tutto questo è disumano ed esasperante. Diffondete queste immagini per aiutare questa meravigliosa creatura che merita una vita migliore», ha scritto nel suo account di Twitter.

Ma salvare Ruperta non è poi così semplice. Perché di mezzo ci si è messo Maduro in persona che vede il complotto degli oppositori anche nella sofferenza di un elefante: «Su Ruperta si è montato uno show ad arte. Hanno voluto creare una telenovela». Ha assicurato. Eppure, parlano le immagini, e se non bastasse, ha parlato anche Marlene Sofontes, che lavora al parco zoologico e che già a giugno aveva denunciato la morte di 50 animali per fame.

Pochi giorni fa i venezuelani - impietositi- avevano raccolto casse di cibo da portare a Ruperta.

Ma niente da fare. Lo zoo - gestito dal governo - ha rifiutato l'aiuto. «Sono le regole, non si può dare cibo agli animali». Evidentemente neppure se muoiono di fame.

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