Cronaca nera

Sindrome del "bimbo scosso": due tolti alle famiglie

I casi riscontrati all'ospedale emiliano, in cura due neonati. Uno ha riportato danni cerebrali

Sindrome del "bimbo scosso": due tolti alle famiglie

Si chiama sindrome del bambino scosso. Una definizione tanto didascalica quanto inquietante. Ed è questa la sintomatologia riscontrata in due neonati, tra i 4 e i 5 mesi di vita, che nei mesi scorsi sono stati ricoverati per alcune settimane al Policlinico di Modena. Quando sono arrivati nell'ospedale emiliano, a giorni di distanza, i due lattanti avevano traumi provocati da movimenti violenti mentre uno dei due ha addirittura riportato danni cerebrali. Una coincidenza drammatica, dal momento che le rispettive famiglie entrambe italiane, una residente a Modena, l'altra in provincia non hanno alcun tipo di legame. I genitori dei due neonati ora indagati dalla Procura di Modena per maltrattamenti - sono stati per il momento allontanati dai minori.

A dare la conferma che i piccoli hanno riportato i segni della cosiddetta «shaken baby syndrome» è il direttore di Pediatria del Policlinico di Modena, Lorenzo Iughetti, che parla di movimenti ripetuti simili «a quando noi siamo tamponati in auto; sono come decine di tamponamenti che il bambino subisce». I bambini scossi smettono di piangere non perché si calmino improvvisamente né per lo spavento «ma perché in realtà sono andati in coma», continua Iughetti che chiosa: «Non si scuote mai un bambino». La notizia arriva mentre nelle stesse ore al tribunale di Mantova si sta celebrando il processo a carico di una mamma accusata di maltrattamenti sul bimbo di 4 mesi, che nel 2019 finì in Rianimazione. In quel caso era stata la nonna del piccolo a lanciare l'allarme: si era svegliata per il pianto del bimbo e si era accorta dei segni di maltrattamento, trovandolo con la bava alla bocca, il vomito e la diarrea oltre a sintomi di epilessia.

Casi simili di un fenomeno sempre più diffuso e a lungo sottovalutato. I casi di «sindrome del bambino scosso» (chiamata anche «abusive head trauma», ovvero trauma cranico conseguente a un abuso) hanno infatti caratteristiche comuni: si tratta di lattanti, che all'arrivo in ospedale sono poco reattivi o letargici, presentano rigidità, hanno difficoltà respiratorie e incapacità di agganciare lo sguardo. Possono inoltre avere convulsioni o crisi, oppure essere estremamente irritabili. Ma come si arriva a un epilogo così drammatico? Spesso i genitori, esasperati, per calmare il pianto del bambino lo scuotono violentemente o lo lanciano contro una superficie, anche non dura. Movimenti che sono letali nel 30% dei casi, secondo studi europei e statunitensi.

E anche se non si arriva alla morte, i danni neurologici possono essere permanenti: cecità parziale o totale, ritardi nello sviluppo, problemi di apprendimento o di comportamento, disabilità intellettiva, disturbi convulsivi, paralisi cerebrale.

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