La sinistra disprezza gli alleati di Salvini ma dimentica i suoi "euroimpresentabili"

Sotto accusa i leader sovranisti di Firenze. Antisemiti e odiatori però sono progressisti

La sinistra disprezza gli alleati di Salvini ma dimentica i suoi "euroimpresentabili"
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Prima di puntare il dito contro gli alleati della Lega e della destra in Europa, la sinistra italiana farebbe bene a guardare in casa propria. Dopo il raduno dei partiti sovranisti a Firenze, è partita la macchina della propaganda giornalistica e politica progressista accusando gli alleati di Matteo Salvini di essere «pro Russia», «anti Israele» e di avere posizioni estremiste e radicali.

Eppure le cose non stanno proprio così e, dovendo cercare alleati impresentabili, è più facile trovarli proprio nei partiti della sinistra europea. Ciò è emerso in tutta evidenza dopo il 7 ottobre quando le posizioni della sinistra europea in merito alla guerra tra Israele e Hamas sono state nel migliore dei casi omissive e nel peggiore caratterizzate da un vero e proprio giustificazionismo. Nonostante ciò il sindaco di Firenze Dario Nardella ha puntato il dito contro gli esponenti politici presenti all'evento organizzato dalla Lega: «Il vero dato politico è il totale flop politico dell'adunata nera di Salvini e dei suoi amici delle forze politiche dell'ultradestra. C'erano i nani politici e non c'erano i veri leader». Tutto si può dire dei rappresentanti dei partiti europei sovranisti tranne che siano «nani politici» essendo stati democraticamente eletti nei propri paesi.

Anche perché tra i progressisti europei non sembrano spiccare giganti. Il caso più eclatante è la Spagna dove la sinistra radicale di Sumar ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese e la leader Yolanda Diaz ha condannato l'«apartheid israeliana» contro il popolo palestinese mentre la sua collega di partito Marta Lois ha accusato Israele di «pulizia etnica» nel suo «processo di violazione dei diritti umani a Gaza». Il premier socialista Sanchez si è detto pronto a riconoscere la Palestina e, recandosi a Ramallah, ha suscitato le ira del governo israliano che l'ha accusato «di sostenere il terrorismo».

Ad accompagnarlo il suo collega premier belga Alexander De Croo che ha definito «inaccettabile il sabotaggio di Israele a Gaza». Sempre in Belgio, il responsabile delle Mutualités Socialistes del Partito Socialista (alleato del Pd in Europa), Jean-Pascal Labille, ha postato sul suo account twitter un'immagine che collega la Stella di Davide alla svastica mentre l'ex ministro della Difesa socialista André Flahaut ha scritto «Gaza oggi è Varsavia ieri» riferendosi al ghetto di Varsavia.

In Francia il leader della sinistra Mélenchon nelle ore successive all'attacco terroristico del 7 ottobre non ha né condannato né menzionato Hamas e negli ultimi giorni sono emersi rapporti tra il suo partito e il Fronte per la liberazione della Palestina considerato un'organizzazione terroristica dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. Guardando fuori dall'Ue in Gran Bretagna l'ex leader Jeremy Corbyn è stato accusato di antisemitismo dal suo stesso partito per le sue posizioni.

Non va meglio quando si parla di guerra in Ucraina dove un sentimento anti-americano duro a morire a sinistra ha portato numerosi esponenti della sinistra europea ad assumere posizioni che, se fossero avvenute da parte di esponenti della destra, sarebbero state bollate come «filo-putiniane». Il caso più eclatante è quello del premier socialista slovacco Robert Fico che, sebbene il suo partito sia stato sospeso dai socialisti europei, rappresenta comunque la principale voce della sinistra slovacca.

Che dire poi delle posizioni nei confronti della Cina? Emblematico il caso del green deal in cui tanti dossier portati avanti dai socialisti favoriscono il dragone.

A proposito di impresentabili, una menzione

d'onore la merita il Qatargate che la sinistra europea ha cercato di cancellare con un colpo di spugna come se non fosse esistito. Forse bisognerebbe pensarci due volte prima di accusare gli altri di essere impresentabili.

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