
Fermare una partita non ferma una guerra. Eppure, a Udine, sono già 20mila le firme per chiedere lo stop della sfida tra Italia e Israele in programma il 14 ottobre allo stadio Friuli. Il match sarà valido per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026, non un appuntamento secondario per la nazionale di Gennaro "Rino" Gattuso (foto), che deve cercare di risalire la china e di riportare gli azzurri nella competizione per eccellenza. Alleanza Verdi-Sinistra, Possibile e varie sigle pro Pal stanno cercando di non far disputare la gara. Questo perché ritengono l'Italia e il governo di Giorgia Meloni "complici" delle operazioni di guerra effettuate da Israele in Palestina. La narrativa viene portata avanti nonostante l'Italia e questo esecutivo abbiano fatto per i civili di Gaza più di tutti gli altri Paesi Ue messi insieme.
I massimalisti di sinistra chiedono alle autorità di non disputare la partita, presentando le migliaia di firme. Lo sport, insomma, sarebbe colpevole per procura. Avs e gli altri, com'è già accaduto nel recente passato, confondono così un campo da calcio con un teatro di guerra. Anche il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, civico di centrosinistra, ritiene "inopportuno" che si giochi. Il primo cittadino pensa che sia meglio "rinviare", per pori "recuperare" più in là il match, così come ha specificato in un'intervista al Messaggero Veneto. Il rischio paventato dal sindaco è legato all'ordine pubblico. I promotori della raccolta hanno annunciato una "manifestazione di protesta" per il 14 ottobre stesso, in concomitanza con la sfida. Le reazioni del centrodestra all'iniziativa dei partiti pro Pal non sono mancate. Ferma quella del Viminale: "Si può giocare regolarmente", fanno sapere fonti del ministero dell'Interno. Le stesse hanno sottolineato come "al momento" non siano emersi "rischi per l'ordine pubblico". Sara Kelany, parlamentare di Fdi, è netta: "Annullare Italia-Israele sarebbe un gesto discriminatorio. Le sinistre aggiungono un altro tassello al triste quadro di chi soffia, in maniera incosciente, sul fuoco pro Pal". Per il deputato di Fdi Emanuele Loperfido, friulano, il mancato svolgimento del match non avrebbe conseguenze sul conflitto. "Non disputare Italia-Israele oppure escludere Israele dalle competizioni calcistiche e/o sportive - afferma il parlamentare meloniano - sarebbe quindi la scelta più sbagliata, un'azione controproducente nel complesso processo di rappacificazione. Un processo in cui la comunità internazionale deve fare quadrato per arrivare alla soluzione dei due popoli, due Stati". Per Maurizio Gasparri, invece, capogruppo di Forza Italia al Senato, a lasciare "sgomenti" è la "irresponsabilità" del sindaco di Udine. A prendere posizione con forza è anche la senatrice Michaela Biancofiore, Noi moderati, già sottosegretario allo Sport, che definisce "irricevibili" le richieste di annullamento della partita. "Ancora una volta afferma da sinistra arrivano proposte che sottendono uno strisciante antisemitismo che va respinto con fermezza". Biancofiore ribadisce la necessità che l'incontro tra Italia e Israele si giochi regolarmente, lodando la "responsabilità" dimostrata dal commissario tecnico Gattuso e criticando invece il sindaco di Udine, Alberto De Toni, per le sue posizioni. "Purtroppo - chiosa la senatrice - , le parole del sindaco celano un antisemitismo di fondo mai sopito e vanno assolutamente condannate". Con buone probabilità, alla partita sarà associata un'iniziativa umanitaria.
La Figc è già al lavoro in questo senso. Fermare una partita non contribuisce alla pace. Un match che si svolge regolarmente, invece, senza problemi di ordine pubblico, contribuisce invece a lanciare un segnale di civiltà.