Gabriele D'Annunzio si starà rivoltando nella tomba. Il Vate viene cancellato dal logo del comune di Pescara, la sua città. E nel Nord Est un comitato di sinistra raccoglie firme per trasformare «Ronchi dei Legionari» in «Ronchi dei Partigiani». Dalla cittadina di 12mila anime, in provincia di Gorizia, partì la celebre impresa di Fiume del poeta guerriero. Il gruppo nato su Facebook ha incassato l'entusiastico appoggio dell'Associazione nazionale partigiani, ex senatori comunisti, circoli Arci locali e altre anime. Per ora «Ronchi dei partigiani» conta su Facebook solo 706 mi piace, ma il gruppetto nato lo scorso anno ha già messo a segno la cancellazione della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Forti del successo, si sono lanciati nella missione di stravolgere la storia sostenendo che per la città è ben più importante la medaglia d'argento per la lotta partigiana conferita nel 1993. E per ottenere il cambio raccolgono firme per arrivare al referendum.
Ronchi si chiama dei Legionari perché l'11 settembre del 1919, prima dell'avvento al potere del fascismo, D'Annunzio arrivò in città iniziando l'impresa di Fiume. Circa 2600 Granatieri di Sardegna avevano ricevuto l'ordine di ritirarsi dal capoluogo del Quarnaro nonostante le suppliche della popolazione e le manifestazioni di italianità. I soldati furono acquartieriati a Ronchi, ma un gruppo di ufficiali scrisse un accorato appello a D'Annunzio: «Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti i morti per l'unità d'Italia: Fiume o morte! L'Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo». Il Vate ruppe gli indugi e febbricitante raggiunse Ronchi per guidare i Granatieri ribelli. Altri volontari e reparti di bersaglieri che dovevano fermare gli ammutinati ribattezzati «legionari» si unirono alla colonna del Vate che il 12 settembre 1919 entrò a Fiume e proclamò l'annessione al Regno d'Italia. Ronchi, grazie ad un Regio decreto del 1925, divenne «dei Legionari» per ricordare la storica impresa. «Dopo aver ottenuto la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini ha sottolineato sulla stampa locale Luca Meneghesso - adesso è il momento di mettere seriamente in discussione la denominazione dei Legionari. Si tratta di una battaglia per la dignità e per l'antifascismo che ha raccolto diverse adesioni di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo». Fra questi Alesandra Kersevan, che considera le foibe una specie di comprensibile vendetta contro i fascisti e il discusso scrittore della minoranza slovena Boris Pahor. Il 25 luglio l'ex senatore comunista, Silvano Bacicchi, presentando un suo libro a Ronchi, ha caldeggiato l'iniziativa di cancellare il ricordo dei legionari di D'Annunzio. I promotori ricordano che su 175 caduti del luogo, durante la Seconda guerra mondiale, ben 147 erano partigiani.
In tutta risposta è sorto il «Comitato per Ronchi dei Legionari» che difende il nome storico. La pagina Facebook ha già 4.723 fan e gli organizzatori sfidano i rivali raccogliendo firme contro Ronchi dei Partigiani. Il sindaco del Pd, Roberto Fontanot, ha preso le distanze dai revisionisti di sinistra sostenendo di essere contrario al nome «dei Partigiani» perché «è un tirare per la giacchetta la storia». Il primo cittadino ricorda che molti dei Legionari hanno poi «abbracciato il movimento antifascista». E pure fra i morti delle Fosse Ardeatine c'erano due volontari dell'impresa di Fiume di D'Annunzio.
La Lega nazionale di Trieste, che dai tempi dell'irredentismo difende l'italianità, ha bollato, «senza se e senza ma» l'idea del cambio del nome «come una proposta grottescamente antistorica, degna dell'Enciclopedia Sovietica».www.gliocchidellaguerra.it
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