Cronache

Sit-in, tifo e filmati choc. In aula la morte di Fabo

Prima udienza per il radicale Marco Cappato. Il giudice ammette il video sull'agonia del dj

Sit-in, tifo e filmati choc. In aula la morte di Fabo

Milano - Un processo che, comunque andrà, è anche una tappa fondamentale nella storia del fine vita in Italia. Si è aperto ieri a Milano il dibattimento che vede imputato Marco Cappato per il ruolo avuto nel suicidio di Dj Fabo. L'esponente radicale e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni era presente in un'aula gremita, anche di studenti, davanti alla Corte d'assise.

Cappato è accusato di «aiuto al suicidio» (articolo 580 del Codice penale), per aver «rafforzato il proposito suicidiario» di Fabiano Antoniani, accompagnandolo in auto nella clinica svizzera Dignitas il 25 febbraio 2017. Lì, due giorni dopo, Dj Fabo, rimasto tetraplegico e cieco tre anni fa per un incidente stradale, attivò in autonomia con i denti la somministrazione della sostanza che lo portò alla morte. I giudici, presieduti da Ilio Mannucci Pacini, hanno ammesso tra le prove la visione del video integrale dell'intervista al giovane malato, trasmessa dalle Iene. Quelle immagini mostravano senza filtri le condizioni di Dj Fabo, che dichiarava esplicitamente di volersene andare con dignità. «Chiedo che venga mostrata in aula - ha spiegato il pm Tiziana Siciliano - contestualmente all'escussione del giornalista che l'ha realizzata non per la scenograficità dell'udienza ma per spiegare le condizioni di Dj Fabo, come si vedono dalle immagini».

Il pm è lo stesso che, insieme alla collega Sara Arduini, alcuni mesi fa aveva chiesto l'archiviazione dell'inchiesta a carico di Cappato. Richiesta che però venne respinta dal gip Luigi Gargiulo. Per la Procura, il filmato è di «particolare rilevanza probatoria» e dimostrerebbe «che - come si legge nell'istanza di archiviazione - rinunciare alle cure per Antoniani avrebbe significato andare incontro a un percorso certamente destinato a concludersi con la morte, ma solo a seguito di un periodo di degradazione a una condizione ancora peggiore di quella in cui si trovava». E, proseguivano i pm, «l'ordinamento italiano, che ha come fine ultimo il perseguimento del pieno sviluppo della persona umana, non può consentire una così grave lesione della dignità di un individuo». La Corte ha ammesso anche tutti gli altri testi e le altre prove proposti dalla Procura e dai difensori, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola. In particolare, ha disposto l'acquisizione di una copia del Codice penale svizzero, delle brochure della Dignitas, della documentazione sui servizi forniti nella struttura di Zurigo e delle fotografie della clinica: tutto materiale scaricabile da internet. Entrano inoltre nel processo i certificati medici del dottor Veneroni sulle dimissioni di Antoniani dall'unità spinale dell'ospedale in cui fu ricoverato dopo l'incidente e sull'anamnesi del paziente con l'indicazione delle terapie e dei farmaci che assumeva. Verranno infine ascoltati Luca Riccio, l'anestesista anche del caso Welby, la madre, la fidanzata e il medico curante di Fabo. Nelle prossime udienze, il 4 e 13 dicembre, l'istruttoria dovrebbe concludersi. La Procura, come da prassi, dovrà chiedere la condanna o l'assoluzione di Cappato (che rischia fino a 12 anni) sulla base di quanto emergerà in dibattimento. Ma c'è una terza via: i pm possono sollevare l'accezione di incostituzionalità della norma che punisce il reato contestato all'esponente radicale. Opzione questa in mano anche ai difensori.

Fuori dal Palazzo di giustizia sono stati organizzati un sit-in a sostegno e uno contro Cappato. Mentre l'associazione Luca Coscioni ha lanciato sul web la campagna «#ConCappato». Uscito dall'aula, l'imputato ha spiegato che il processo è «un'occasione pubblica per verificare per le persone che soffrono quali sono i diritti di scelta sull'interruzione delle sofferenze».

«Spero che le attenzioni su questo processo, anche grazie alla volontà di Dj Fabo - ha concluso - possano servire per parlare delle sofferenze dei malati terminali, qualunque sia l'esito».

Commenti