Cronaca locale

La soffiata dello zio in cella: così è stata ritrovata Saman

Danish Hasnain ha indicato il luogo agli inquirenti. La comunità pakistana: "Il mandante è il papà"

La soffiata dello zio in cella: così è stata ritrovata Saman

Ora andrà in scena il capitolo tutti contro tutti. A poche ore di distanza dall'arresto in Pakistan del padre di Saman, Shabbar Abbas, viene meno la coesione tra i parenti della vittima. Danish Hasnain, lo zio accusato di aver ucciso con una corda la diciottenne scomparsa il 30 aprile a Novellara, mentre i nipoti la tenevano ferma, ha iniziato a parlare.

Sarebbe stato proprio lui a portare gli investigatori nel punto dove è stato trovato quel cadavere, in evidente stato di decomposizione, a cinquecento metri dall'azienda agricola «Le Valli» dove lavorava e viveva la famiglia Abbas. Il pachistano indagato, in carcere a Reggio Emilia, venerdì sarebbe stato accompagnato dalla polizia penitenziaria nel casolare a Novellara, una vecchia latteria con mura e tetto diroccati.

Danish era insieme ai carabinieri, titolari delle indagini, quando sono iniziati i lavori di scavo che hanno portato alla luce quel corpo, in posizione supina, avvolto in alcuni teli e calato in quella buca profonda quasi due metri. Una fossa riempita di terra e ricoperta da grosse pietre proprio per celare quel cadavere. Dopo essere stati dissotterrati i piedi e coperti da un telo ginocchia e gomiti, le operazioni si sono interrotte, per darne comunicazione ai giudici della corte d'assise titolari del processo, che dovranno autorizzare l'esumazione alla presenza di un perito e dei consulenti degli imputati. Quindi autorizzerano anche le operazioni, che prevedono l'estrazione del Dna necessario ad avere la conferma che si tratti realmente di Saman.

«Continuiamo a condannare questo gesto criminale figlio di una mentalità retrograda - ha commentato ieri Hasnain Abbas Bhatti, 25 anni, portavoce della comunità pachistana di Novellara -. Vogliamo l'estradizione del padre per fare giustizia. E se il corpo dovesse essere quello di Saman, speriamo di poterle dare una degna sepoltura». La comunità non ha dubbi. «Per noi il mandante dell'omicidio è il padre Shabbar in quanto capofamiglia, con l'appoggio degli altri familiari - continua il portavoce - ma non dimentichiamo anche il ruolo fondamentale della madre Nazia in questa macabra vicenda. La famiglia di Saman era chiusa, non frequentava i nostri centri culturali islamici. Shabbar poi aveva il vizio dell'alcool e per questo non era ben accetto per la nostra religione. Matrimoni combinati? Sono frequenti nella nostra comunità, ma si concretizzano solo quando i due sposi sono consenzienti. Qui stiamo parlando di nozze forzate».

Ieri mattina anche il parroco di Novellara, don Giordano Goccini, ha ricordato la diciottenne nella sua omelia durante la Santa Messa domenicale. «Non ci basta l'alibi della diversità culturale, nel nome della quale sarebbe stato compiuto tutto questo - ha dichiarato -. Per il nostro paese è una ferita aperta».

Quello che era il fidanzato di Saman, Saqib Ayub, oggi 23enne, ancora non riesce a darsi pace e affida la sua riflessione all'avvocato Claudio Falleti. «Sono soddisfatto per l'arresto di Shabbar, ma la notizia del ritrovamento di un corpo vicino a casa di Saman mi riempie di dolore e tristezza - ha detto -. Fino all'ultimo momento ho vissuto con la speranza che fosse ancora viva. Aspettiamo le analisi della polizia scientifica. Se il corpo ritrovato fosse di Saman voglio vederla un'ultima volta e desidererei che avesse una degna sepoltura, è rimasta anche fin troppo tempo in un posto inospitale».

«È molto provato da quando gli ho comunicato la notizia - ha proseguito il suo legale - attendiamo insieme il proseguo, monitorando gli sviluppi della situazione. Attendiamo e speriamo che anche Shabbar possa essere consegnato alla giustizia e che venga sottoposto a un regolare processo in Italia.

In egual misura auspico che anche la moglie venga arrestata».

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