Una guerra fra spie a colpi di intrusioni informatiche. E il sospetto che il clone di un delicatissimo programma utilizzato dalle polizie di mezzo mondo sia finito in modo illecito al governo saudita o, peggio, ai terroristi che predicano la jihad. Il filo che parte da Milano e Torino arriva comunque in Medio Oriente e ha lasciato una traccia preziosa, un bonifico da 300 mila euro che non convince gli investigatori e la procura di Milano. Così ieri scattano le perquisizioni: gli agenti visitano la Mala srl, una società di Torino che il 20 novembre dell'anno scorso aveva ricevuto un versamento di 300 mila euro da una società saudita, la Saudi Technology Development and Investment. Ufficialmente la causale parlava di «formazione professionale» ma le cifre non quadrano e lascia pensare anche il background dei due fondatori della casa piemontese, Mostapha Maanna e Guido Landi, da qualche tempo sotto indagine per accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto industriale.
Troppe coincidenze e un peccato originale macchiano questa vicenda torbida, dai risvolti inquietanti: il libanese Maanna e Landi lavoravano per Hacking Team, la società che produce Galileo, lo spaywore come si dice in gergo utilizzato da oltre 40 governi di tutto il mondo. La coppia fonda appunto Mala e si mette in proprio. Poi accade qualcosa di strano: nella notte fra il 5 e il 6 luglio scorso Hacking Team subisce un pesantissimo attacco informatico e a cascata un rilevante danno commerciale. Chi ha fatto irruzione nel sancta sanctorum del sistema utilizzato dall'intelligence per sorvegliare, o se si preferisce una versione più cruda, per spiare nemici, contestatori, oppositori?
La procura di Milano prova a chiudere il cerchio: i due ex sarebbero gli autori del furto e con quell'incursione sarebbero riusciti a rubare, per intero o forse parzialmente, il codice sorgente del mitico sistema di spionaggio Rcs Galileo. Poi avrebbero venduto nei paesi arabi il clone di Galileo. Due le ipotesi: la più probabile è che a pagare sia stato il governo saudita, o qualche struttura vicina all'esecutivo di quel Paese, per dotarsi di un apparato di spionaggio avanzato. Ma naturalmente si può pure pensare che l'acquisto sia stato fatto dai terroristi che però, a rigor di logica, dovrebbero essere più interessati a comprare un antidoto a Galileo, per bloccare gli accessi non graditi ai loro segreti. E ai loro canali di comunicazione.
Ora i riflettori si accendono sulla società che ha pagato i 300 mila euro per
capire chi siano i suoi azionisti e i suoi eventuali legami con ambienti vicini alla galassia del terrore.Intanto, Hacking Team ha lanciato sul mercato Galileo 10, la versione aggiornata del programma al centro dell'intrigo.
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