Politica

Il sogno di Ferrandelli: "Io come Macron"

I suoi Coraggiosi sostenuti anche dal centrodestra. Per rottamare Orlando

Il sogno di Ferrandelli: "Io come Macron"

Laboratorio politico lo è sempre stata. Ma mai forse come in queste amministrative 2017 Palermo va all'appuntamento con le urne a carte del tutto sparigliate e con aggregazioni impensabili appena cinque anni fa. E questo nonostante i nomi, soprattutto quelli dei principali contendenti, l'eterno sindaco Leoluca Orlando e lo sconfitto della scorsa tornata Fabrizio Ferrandelli, siano gli stessi. E così, nella terra delle alleanze anomale e degli esperimenti, è sparita, per esempio, la lista del Pd. Orlando, che tenta la riconferma per il quinto-mandato-quinto, ha opposto l'altolà ai dem di Sicilia, imponendo il niente simbolo. E il partito di Renzi non solo ha accettato ma ha scelto di sparire. E così ecco una lista ibrida, Democratici e popolari, parte Pd parte alfaniani, una sorta di riedizione della coalizione esacolore di Orlando fine anni '80. Sull'altro fronte c'è Ferrandelli, candidato di Pd e centrosinistra alla scorsa tornata, che con i suoi Coraggiosi - fondati il 19 luglio del 2015 dopo aver rotto coi dem ed essersi dimesso, caso più unico che raro, da deputato regionale, perdendo non solo la poltrona ma pure il vitalizio - ha con sé quattro liste civiche ma anche Forza Italia, il Cantiere popolare dell'ex ministro Saverio Romano, l'Udc, insomma tutta quell'area moderata di centrodestra che alle presidenziali francesi si è rivelata determinante e ha vinto.

«Tecnicamente - scherza Ferrandelli - i miei Coraggiosi sono nati prima di En Marche e lo spirito è lo stesso, anche se Macron probabilmente non sa neppure che esisto. È il filone sperimentale della politica, il motto dei Coraggiosi è: Non mi importa da dove vieni, ma dove vuoi andare. Con me ci sono una quarantina di ex dirigenti del Pd, quasi tutti under 40, e anche quell'area di centro che fa riferimento al Ppe. Non sono il candidato di uno schieramento, ma di tutti quei soggetti che hanno voglia di fare e che sono stufi di 35 anni di egemonia di Orlando». Sotto la cui ala lo stesso Ferrandelli è nato politicamente: «Ma io - puntualizza - ero con Orlando perché venivo dal mondo del volontariato, non sono mai stato allevato da lui». E adesso a 37 anni, quasi la stessa età che aveva Orlando quando è diventato sindaco per la prima volta nel 1985, sogna il colpaccio, abbattere re Leoluca, cacciarlo da Palazzo delle Aquile.

Ci crede, questa volta, Ferrandelli. Crede che quello che lui stesso chiama il «modello Ferrandelli» sia una novità importante a livello nazionale che può fare da apripista anche per le regionali e le politiche. E non lo impensierisce l'outsider, il candidato del M5s Ugo Forello, che i primi nemici ce li ha in casa con la campagna contro che gli fa la faida interna ai grillini. «Lavoriamo da un anno - spiega Ferrandelli - il programma partecipato lo abbiamo fatto con la gente nelle borgate, mica sul web, ed è stato certificato dalla Ttm (Team town meeting) di Bologna. Solo con le mie liste nelle circoscrizioni ho un esercito di 700 persone, 700 alfieri che conoscono bene i quartieri, i problemi delle periferie abbandonate da Orlando, che ha fatto solo politica spot limitata alla Palermo-bene».

La battaglia è aperta. I candidati a sindaco di Palermo sono otto, anche se il match è senza storia. «È la solita partita tra me e Orlando», dice Ferrandelli. L'obiettivo è superare il 40%. Già, perché il regno di Sicilia, potenza dell'autonomia, ha una legge elettorale tutta sua, varata l'estate scorsa. Il candidato sindaco che supera il 40% dei voti viene eletto a primo turno.

Si va al ballottaggio se nessuno raggiunge la soglia.

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