Il sogno segreto di Renzi: portare il suo maestro al Colle

Le trame del premier per eleggere un uomo di fiducia. L'ex presidente della Consulta Ugo De Siervo è amico di famiglia. E i suoi due figli sono stati collaboratori di Matteo

Il sogno segreto di Renzi: portare il suo maestro al Colle

Ugo De Siervo è uomo che la sa lunga. Da giorni si sussurra che sarebbe lui, presidente della Corte Costituzionale per una breve ma significativa stagione, l'asso nella manica di Matteo Renzi per il Quirinale. E lui che fa? Invece che limitarsi a schermirsi dicendosi fuori dai giochi, non all'altezza o addirittura promettendo di dimettersi in caso di elezione - così si fa per buona creanza, scaramanzia e strategia - organizza il depistaggio addirittura scrivendoci su un editoriale sulla Stampa . «Sul Colle serve un politico», il titolo dell'articolessa che, pur senza mai far riferimento all'ipotesi di una propria candidatura alla presidenza della Repubblica, pure sembra una risposta ai boatos che lo riguardano. E che non sono trascurabili. Si sa infatti che il presidente «emerito» Giorgio Napoletano caldeggi un successore proveniente dalla Consulta. E qualche giorno fa anche Augusto Minzolini, deputato di Forza Italia, in un'intervista ha scartato molti nomi concludendo: «Alla fine chi rimane? Uno come De Siervo».

Nell'editoriale l'astuto De Siervo procede per categorie invece che per personalismi. E il risultato, se vogliamo, è ancora più efficace. Il presidente della Repubblica, scrive De Siervo, deve «conoscere davvero e a fondo sia il nostro ordinamento e le sue dinamiche, sia lo stesso sistema delle forze politiche rappresentate. Solo così egli può operare in modo davvero efficace, nello svolgimento delle sue importanti funzioni di equilibrio e di stimolo».

Più lungo e motivato è l'apparente disinteresse per il Quirinale più chiaro è l'interesse, sussurra qualcuno avvezzo ai minuetti di quella che da sempre è la campagna elettorale del gambero. Quindi De Siervo è un candidato molto molto serio. Il suo nome sarebbe uscito anche nei colloqui tra Renzi e Silvio Berlusconi. E quest'ultimo avrà storto un po' la bocca, ricordando quando De Siervo nell'estate del 2013, già da ex presidente della Corte Costituzionale, gelò con un'intervista le speranze del Cav di ricevere la grazia dopo la sua condanna: «In concreto non riesco a vedere per ora alcuna possibilità, poiché l'interessato non ha accettato la sentenza, anzi ne ha dato una lettura assolutamente eversiva, quindi più ostativa all'esercizio di un tentativo, anche largo, di venire incontro alle sue esigenze».

De Siervo, 73 anni a maggio, professore di Diritto Costituzionale all'università di Firenze, è maledettamente legato al premier. È uno dei pochi membri anziani del cosiddetto «giglio magico», quell'entourage fiorentino che ronza attorno a Renzi e dal quale questi ama pescare per coprire ruoli di responsabilità preferendo com'è noto e com'è costume dei leader carismatici le referenze personali ai curricula .

Matteo è poi coetaneo e grande amico dei due figli del costituzionalista: l'uno, Luigi, è il vero renziano di ferro della Rai, dove è amministratore di RaiCom . Sostiene che da quando è a viale Mazzini non vede e non sente più il premier, ma trattasi di smarcamento tardivo e un po' ingenuo: anche perché a maggior conferma ha imposto il renzismo come stile, inventandosi «100 parole, 100 mestieri per la Rai», una Leopolda dell'azienda televisiva di Stato. L'altra, Lucia, con quel nome così manzonianamente avvinto al cognome del premier, è direttore delle Attività economiche del comune di Firenze dopo essere stata capo di gabinetto di Renzi sindaco.

Suo marito, Filippo Vannoni, anima in pena tra le poltrone, è planato a capo di Publiacqua, l'azienda che gestisce il servizio idrico a Firenze e dintorni. Insomma, più renziani di così si muore. O si arriva al Quirinale.

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