I cinque giorni che cambieranno Cuba hanno l'odore della vernice appena passata su centinaia di case del centro dell'Avana, delle colate di asfalto per le strade, e il sorriso dei ragazzi incantati davanti alla postazione wifi allo Stadio Latinamericano, dove martedì si giocherà una partita mitica, tra i Tampa Bay Rays e la selezione nazionale. All'Avana, con un umorismo che ormai non si teme di portare allo scoperto, spudorato e persino giocoso, i giovani già lo chiamano San Obama. Il presidente americano è atteso questa sera nella Capitale per una visita che segnerà un'epoca nuova, sancendo, con la presenza prima ancora di qualsiasi parola potrà dire o affidare, la fine dell'isolamento di Cuba dalla storia mondiale. Ottantotto anni dopo l'ultimo arrivo di un capo di Stato dal Nordamerica - l'ultimo fu Calvin Coolidge, l'anno prima del crollo di Wall Street - l'isola apre le porte, più che a una persona, a un cambiamento. L'arrivo di Obama segue a una piccola stagione di ricchezza per il regno dei Castro: in quindici mesi, dal momento del disgelo tra i più longevi nemici del continente, il turismo ha fatto segnare oltre il 17% di presenze in più, quasi il 50% in più di americani. Ma ora non ci sono solo i numeri. Con San Barack arriveranno musica, moda, cinema, quel mondo occidentale sempre visto come lontano, nemico e irraggiungibile. Nella fitta rete di incontri, il presidente che arriva da Washington vedrà anche una rappresentanza di esuli. La decisione di liberare quattro controrivoluzionari nelle ultime ore non convince l'opposizione cubana. I più scettici sostengono che il cambiamento sociale e della gestione dei diritti umani sarà molto più lento degli slogan, delle visite shock, delle contaminazioni musicali.Per l'Avana inizia comunque un'epoca memorabile. Tutti gli alberghi sono pieni per ospitare delegazioni, giornalisti da tutto il mondo - quattromila - apparati di sicurezza. Allo stadio stanno lavorando squadre di operai nell'arco delle ventiquattr'ore in vista dell'amichevole insperata, come ancora più in atteso è quell'angolo di navigazione gratuita accanto alle tribune, e dove in questi giorni a decine si affollano per chattare con i parenti esuli a Miami. Ma lo stravolgimento in questi giorni non sarà soltanto politico. Il 25 marzo all'Avana suoneranno i Rolling Stones in un concerto straordinario forse ancora di più della visita di un presidente americano. I numeri sono già strabilianti: si calcolano almeno 400mila presenze, e per l'evento saranno dispiegati la metà dei poliziotti dell'isola. Il concerto potrebbe spianare la strada al pop rock inglese e yankee. Si parla del possibile arrivo presto anche di Sting e di Bruce Springsteen: quando, e se, il Boss canterà «Born in the Usa» nello stadio della revoluciòn, si potrà dire che a Cuba sarà arrivato davvero un mondo nuovo.
Se questa seconda rivoluzione porterà ricchezza o perdita di identità, lo dirà il tempo, ma intanto la città brilla: sono stati sistemati i lampioni, riasfaltate le strade e ingentilite le tante pareti diroccate di una metropoli che sulla decadenza costruiva il suo fascino. Su un muro è stata affissa la gigantografia di Obama accanto a Raul Castro e la scritta: «Bienvenido».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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