Quando è scoppiato il caso delle inchieste sulla ricostruzione, il sindaco di Norcia ha fatto un esperimento. Ha impilato una sopra l'altra le ordinanze di protezione civile che regolano l'emergenza terremoto e ha preso un metro: «Misurano 82 centimetri, fogli stampati fronte retro e scritti fitti fitti - spiega Nicola Alemanno-. Il Paese dei terremoti non ha un testo unico sull'emergenza. I magistrati ora spulciano le norme al caldo negli uffici, noi programmavamo la ricostruzione dalle tende, mentre nevicava».
È solo uno dei tanti paradossi di questa storia, nata quando la procura di Spoleto ha sequestrato «Casa Ancarano», un edificio polivalente a servizio di una frazione di Norcia, e proseguita ieri, quando gli stessi magistrati hanno apposto i sigilli al centro polifunzionale 4.0, nato dalla raccolta solidale di Corriere della Sera e TgLa7, e progettato dall'archistar Stefano Boeri, destinatario di un avviso di garanzia insieme al sindaco Alemanno.
Ieri il primo cittadino della città devastata dal terremoto ha improvvisato una conferenza stampa e, visto che la struttura è sotto sequestro, è stato costretto a farla in piazza, per mandare un messaggio forte: «Sto valutando la possibilità di dimettermi - ha spiegato- . Magari al posto mio il prefetto manda un magistrato che saprà fare meglio. Però deve saperlo che non avrà il tempo di leggere tutte le carte con calma, perché qui la gente quando viene a chiedere ciò di cui ha bisogno butta giù la porta a calci per l'esasperazione».
Brutta storia questa di Norcia. Il sindaco ora chiede alla Protezione civile di fare chiarezza. E la Procura di Spoleto, che secondo Repubblica avrebbe addirittura subito minacce, replica con una nota: «Il sequestro della struttura non può provocare pregiudizi o ritardi alla ricostruzione né all'assistenza alle popolazioni in caso di futuri eventi sismici. Individuare nei magistrati della procura di Spoleto il capro espiatorio da additare agli abitanti di Norcia è ingiustificato in partenza, anche prescindendo dalla definitiva valutazione sulla fondatezza dell'accusa». Immancabile è seguita la difesa da parte dell'Anm. «Il paradosso - commenta Guido Castelli, delegato Anci e sindaco di Ascoli, comune terremotato- è che dal punto di vista formale potrebbero aver ragione sia Alemanno che la Procura, perché il vero nodo è che ci troviamo in una situazione giuridica confusa, colpa di un apparato normativo confuso che non dà certezze a chi deve operare». Castelli sottolinea però che la magistratura avrebbe potuto agire diversamente, specie nel caso dell'edificio progettato da Boeri: «Si poteva indagare senza sequestrarlo, visto che è già completato e in uso da nove mesi e che l'utilità per la comunità, che vive una situazione d'emergenza, è comprovata: qui non si parla mica di corruzione o di favori, ma di una questione procedurale». Punto di vista cui fa eco il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi: «Questo caso è la prova che le procedura sono inadeguate».
Il caso è kafkiano, tutto appeso all'interpretazione del concetto di temporaneità degli edifici destinati all'emergenza «che -dice il commissario di governo Paola Micheli - non significa precarietà». Il fatto che il centro polifunzionale poggi su una base di calcestruzzo per i magistrati è la prova che non è temporaneo, concetto che la legge in genere attribuisce a una durata di 90 giorni.
Il problema è che la ricostruzione può durare anni, quindi la temporaneità richiede strutture in grado di resistere a lungo. Sarebbero altrimenti illegali anche le scuole temporanee e le casette fornite dalla Protezione civile, tutte appoggiate su basi di calcestruzzo. O per rispettare la legge bisogna dormire in tenda?
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