È il solito andazzo. In Italia il dipendente pubblico si ammala molto più spesso e volentieri di quanto non faccia il collega del privato. Cinquanta per cento di assenze in più, guarda caso. In pratica 3,7 miliardi di euro di costo al contribuente e danni in serie alla collettività. È Confindustria a riattizzare il fuoco della polemica su un tema che, dai fannulloni dell'ex ministro Renato Brunetta alla clamorosa protesta dei vigili urbani di Roma, non conosce tregua.
Ma è la Cgia di Mestre ad affondare il colpo nei confronti del pubblico impiego: un'assenza per malattia su quattro ha, tra gli statali, la durata di una sola giornata, stimano gli artigiani di Mestre adombrando il sospetto che queste «malattie brevi» possano, in realtà, nascondere forme più o meno velate di scorretto assenteismo. Un dato che risulta persino in crescita del 5,9 per cento rispetto al 2012, mentre è in calo dell'1 per cento tra i privati. Aumentano però anche le assenze per malattia di durata compresa tra due e tre giorni: l'incidenza sul totale degli eventi, infatti, stando sempre alla Cgia, sale al 36,1% nel pubblico e al 31,2 nel privato. Tuttavia, per dovere di cronaca, anche nel 2013 il numero di giorni medi di malattia dei lavoratori dipendenti del settore privato (18,3) è stato superiore a quello dei dipendenti pubblici (17,1). «Un minore assenteismo aumenterebbe l'efficienza e la qualità dei servizi», chiosa il rapporto del Centro studi di viale dell'Astronomia, per non parlare del risparmio di 3,7 miliardi che deriverebbe «da un minor fabbisogno di personale», mentre la Cgia chiede che vengano colpiti «con maggiore determinazione i furbi che assentandosi ingiustificatamente, recano un danno all'azienda per cui lavorano e, nel caso dei dipendenti pubblici, anche alla collettività».
I dati, rielaborati da Confindustria sulla base del Conto annuale della Ragioneria dello Stato, sono d'altra parte netti. Nel 2013 i dipendenti pubblici hanno totalizzato in media 19 giorni di assenza retribuita contro le 13 dei lavoratori privati di cui 10 giorni di assenza procapite per malattia e 9 giorni per altre assenze retribuite. Circa 6 giorni in più, dunque, che porta a quota 46,3% la differenza con quanto avviene nelle imprese con oltre 1000 addetti, dimensione che più si avvicina a quella del pubblico impiego.
A livello provinciale è Palermo a detenere il primato delle «malattie» brevi: tra i dipendenti pubblici il 42,6% del totale delle assenze dura un giorno. Ma il capoluogo siciliano sale sul podio anche per le assenze nel privato che registrano un'incidenza sulle ore lavorate del 27,8%. Segue Agrigento con il 38,4% di assenza per malattie che durano un giorno, seguita da Catania, 35,6% e Trapani, 34%. Il nord chiude la speciale classifica: Udine (14,2%), Belluno (12,8%) e Bolzano (10,5%).
In leggero calo, invece, l'assentesimo nel settore privato. Il peso nel 2013 delle ore di assenza su quelle lavorabili, infatti, è passato dal 7% del 2012 al 6,5% del 2013. Un'incidenza che resta più alta nelle grandi imprese, dove tocca il 7,2% rispetto al 4,5% registrato dalle aziende fino a 15 dipendenti. Un calo registrato in tutti i settori: nelle costruzioni da 5,8% a 5,6%, nell'industria in senso stretto da 6,7% a 6,2%, nei servizi da 7,4% a 6,8%. E sempre geograficamente, continua la Cgia, oltre a Palermo, è Catania a registrare le assenze più consistenti (21,1%), seguita da Roma (18,8%) e Siracusa (18,5%).
Più virtuosi invece i lavoratori di Vicenza e Udine (entrambe con il 5,5%), Ascoli Piceno (5,1%). Anche nel settore privato, la realtà provinciale che detiene il primato dell'assenza per malattia è al sud: si tratta della provincia di Reggio Calabria con 53,4 giorni di assenza all'anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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