Il giudice Cesare Vincenti aveva già iniziato un po' a morire il giorno in cui, dopo quarantatré anni trascorsi in magistratura, era andato in pensione: alla festa d'addio organizzata nel Palazzo di giustizia di Palermo, i suoi colleghi non si erano presentati. L'inchiesta che lo aveva raggiunto, divenuta immediatamente di dominio pubblico, aveva fatto scattare intorno a lui l'isolamento totale.
Ieri il dramma del giudice Vincenti si è chiuso nel peggiore dei modi, con il tonfo sordo di un corpo che precipita dalla finestra di una casa in via Rapisardi, a Palermo. Vincenti muore sul colpo. Era accusato di corruzione nell'inchiesta per riciclaggio a carico dell'ex presidente del Palermo Calcio, Maurizio Zamparini.
«L'inchiesta non c'entra, era depresso da tempo», dice il legale di famiglia, Paolo Grillo. Ma è un dato di fatto che gli ultimi mesi di lavoro e di vita di Vincenti siano stati segnati in profondità dall'indagine a carico suo e di suo figlio Andrea, avvocato civilista nel capoluogo siciliano. E anche la decisione del giudice di andare in pensione un anno prima del termine era stata probabilmente legata alle voci che giravano da tempo a Palermo su una presunta «talpa» all'interno del Palazzo di giustizia.
Vincenti era accusato di avere avvisato Zamparini di una richiesta di arresto pendente contro di lui. Una volta ricevuta la «dritta», Zamparini si dimise dalle cariche, e a quel punto il gip titolare del fascicolo ritenne che non ci fossero le esigenze per fare scattare l'ordinanza di custodia. In cambio, il figlio del giudice avrebbe avuto un incarico di proboviro nella squadra di calcio.
In realtà, Zamparini non ebbe alcun vantaggio dall'annuncio dell'imminente arresto. Le precipitose dimissioni non lo salvarono: è vero che il gip ritenne che non ci fossero più i presupposti per la cattura, ma la Procura fece ricorso al tribunale del Riesame, vinse, e vinse pure in Cassazione: così Zamparini finì agli arresti domiciliari.
Ma intanto dalla Procura di Palermo le accuse contro il giudice Vincenti erano state trasmesse per competenza ai pm di Caltanissetta che il 13 giugno uscirono allo scoperto perquisendo la casa del magistrato e il suo ufficio in tribunale. Tre giorni dopo, Vincenti andò in pensione. Ieri sul palazzo dove giaceva il suo corpo si recano numerosi colleghi, a partire dal procuratore Francesco Lo Voi, ma c'è chi contesta il cordoglio dei colleghi: «Il gesto del galantuomo presidente Vincenti - dice Stefano Giordano, legale storico dello 007 Bruno Contrada - sembra essere un gesto di un uomo di altri tempi, che si ribella contro l'ipocrisia di un mondo in cui lui era controcorrente.
Spero che chi lo ha lasciato solo in vita abbia il pudore di non fare passerelle nel momento delle sue esequie». E cita il precedente del pm Mimmo Signorino, che si sparò in ufficio dopo le accuse di un «pentito». Che anni dopo disse di «provare rimorso».
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