Sono 126 i contagi registrati ieri, uno dei dati più bassi dall'inizio dell'emergenza. Un dato che fa decisamente sorridere, anche se la Lombardia continua ad avere la maggioranza assoluta dei casi, ieri 78, pari al 61,90 per cento del totale nazionale. La provincia più colpita è quella di Milano, con 36 casi dei quali 18 nel capoluogo, poi 13 a Bergamo, 9 a Brescia e il resto sparpagliato nelle altre province, con Como, Lodi, Pavia e Sondrio a quota zero. Nel resto dell'Italia 16 casi in Emilia-Romagna, gli altri 32 distribuiti in dieci regioni e le altre nove a quota zero: Marche, provincia autonoma di Trento, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria e Molise.
I tamponi messi a referto ieri sono stati in realtà piuttosto pochi, 27.218 e così la percentuali di positivi rispetto ai test effettuati resta più o meno ai livelli di domenica, ovvero allo 0,46 per cento. Più alto come sempre l'indice registrato in Lombardia, dove con 7.991 tamponi si sta appena sotto l'1 per cento con lo 0,98.
È da record (per fortuna negativo) il numero dei morti, appena sei, e uno soltanto in Lombardia. Dall'inizio dell'emergenza non c'erano mai stati così pochi decessi in ventiquattr'ore.
Gli attualmente positivi sono 16.496, dei quali 10.823 in Lombardia. In tutta Italia sono 96 i pazienti ricoverati in terapia intensiva (due in meno di domenica), 1.120 quelli ricoverati in reparti ordinari e 15.280 gli asintomatici o quasi che sono in isolamento domestico fiduciario.
La fine della pandemia sembra vicina in Italia, anche se ieri sono risuonate le parole del direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che nel suo briefing sulla pandemia di Covid-19 ha ammonito: «Tutti vorremmo che finisse. Vorremmo tutti andare avanti con le nostre vite. Ma la dura realtà è che tutto ciò non è nemmeno vicino alla fine. Siamo tutti insieme in questo, e siamo tutti in questo per il lungo raggio. Nei prossimi mesi avremo bisogno di maggiori riserve di resilienza, pazienza, umiltà e generosità». Parole che sembrano rivolte più agli altri continenti, alle Americhe, all'Asia, ancora alle prese con numeri allarmanti. Ma anche da noi qualche focolaio ogni tanto ci ricorda che il virus continua a circolare.
Ieri il sindaco di Fiumicino Esterino Montino ha fatto il punto sul «cluster» che ha interessato due locali del comune alle porte di Roma: «La Asl RM3 ci ha trasmesso gli ultimi aggiornamenti sul caso nato dal dipendente di un bistrot risultato positivo al coronavirus. Su 1300 tamponi eseguiti da venerdì scorso a oggi sono risultate positive in totale 12 persone. Oltre alle 8 già note, si tratta di altri due coinquilini del primo paziente, di un ragazzo legato all'attività Indispensa e di un cliente, che è asintomatico ma pur sempre positivo al virus». Il presidente della regione Luca Zaia ha detto che «attualmente in Veneto ci sono 22 focolai. Dal 31 maggio al 7 giugno ce n'erano 75.
Quindi stanno diminuendo». Zaia ha anche annunciato che sarà fatto un tampone a tutte le badanti, soprattutto quelle straniere che «vengono da altri sistemi sanitari e hanno rapporto con persone a rischio come anziani o malati».
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