La sorpresa del Papa e l'eccidio delle partigiane. E quella passerella resa celebre anche da Totò

Costruito in Inghilterra, il ponte fu assemblato a Roma e inaugurato nel 1863

La sorpresa del Papa e l'eccidio delle partigiane. E quella passerella resa celebre anche da Totò

I romani lo conoscono bene perché è tanto trafficato quanto stretto. Centotrentuno metri da una sponda all'altra, ma appena 7,25 metri di larghezza, con la parte carrabile ancora più ridotta dalla presenza dei marciapiedi. Ma il Ponte dell'Industria, avvolto dalle fiamme la notte tra sabato e domenica, non è sempre stato uguale. La capitale del fresco Regno d'Italia era ancora Torino, in quel 1863, quando le sponde del Tevere tra i quartieri di Portuense e Ostiense erano ancora amministrate dallo Stato Pontificio, e con la benedizione del Papa vennero unite dal «ponte di ferro», come i romani lo hanno sempre chiamato, tirato su in circa un anno con materiale di ferro e ghisa costruito in Inghilterra e assemblato poi da una società belga nella Città Eterna, su piloni di ghisa e calcestruzzo.

In origine il Ponte dell'Industria era un ponte ferroviario, destinato a unire la Roma-Civitavecchia, inaugurata nel 1859, alla nascente stazione di Roma-Termini, costruita proprio in quel biennio 1862-63. All'inizio le campate centrali si potevano sollevare, per consentire ai battelli la navigazione del Tevere, e l'operazione venne fatta anche alla presenza di Pio IX che, con un sorprendente fuori programma, si presentò per il passaggio del primo convoglio ferroviario, il 24 settembre 1863. Poi, quasi esattamente sette anni dopo, arrivò la presa di Roma, e il ponte continuò il suo lavoro al servizio dei treni del Regno d'Italia fino a quando, 110 anni fa, nel 1911, i binari furono trasferiti su un altro ponte. Il Ponte di Ferro però non andò in pensione, ma venne riconvertito al traffico di veicoli e pedoni, e subì il primo restyling. Oggi solo i piloni che lo sorreggono sono ancora quelli originali e nel suo secolo e mezzo abbondante di vita il ponte ne ha vista passare di acqua sotto di sé e anche sopra di eventi non ne sono mancati.

Il più drammatico risale al 7 aprile del 1944, quando dieci donne che avevano partecipato a un «assalto» popolare al mulino Tesei, un forno che riforniva l'esercito tedesco, spinte dalla carenza di cibo e dalla fame, vennero sorprese dalle SS, furono trascinate fino alle transenne del ponte e fucilate lì sul posto, come ricorda una lapide posta quando, mezzo secolo più tardi, quella strage dimenticata tornò alla luce. Dodici anni dopo, invece, a gennaio del 1956, fu Totò a camminare su quel ponte, vestendo i panni del portiere Antonio Bonocore durante le riprese de «La banda degli onesti».

L'attore napoletano sta per buttare la valigia con il materiale per falsificare le banconote che gli era stata consegnata in punto di morte da un condomino del suo palazzo proprio affacciandosi sopra la passerella crollata l'altra notte per l'incendio, ma subito dopo cambia idea avviandosi alla sua carriera di falsario improvvisato. Ora quel ponte storico è inagibile. E mentre i romani scelgono il futuro sindaco, l'unica certezza è che per tornare a percorrerlo bisognerà aspettare un bel po'.

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