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Soumahoro e il "grand hotel migranti"

La suocera del deputato "sistemò" 100 persone in un albergo fallito

Soumahoro e il "grand hotel migranti"

Nuovo triste capitolo della saga sulle coop Soumahoro. Protagonista la Karibu, con presidente la suocera del deputato di sinistra Aboubakar Soumahoro che nel 2014 decise di sistemare i «suoi» migranti all'interno di un hotel di Latina fallito.

La struttura in questione è l'Hotel de la Ville, un quattro stelle - si fa per dire, stando alle recensioni - sottoposto a fallimento nel 2013 emesso dal giudice delegato Fabio Miccio del Tribunale di Roma, a causa delle istanze di tre creditori. L'hotel sarebbe dovuto finire sotto il controllo del curatore fallimentare in attesa di un'asta ad evidenza pubblica che ne decretasse i nuovi proprietari, ma non andò proprio così. Una società privata, infatti, continuò ad affittare le stanze dell'hotel ai turisti. Ed è in questo scenario che entrò in gioco Karibu firmando addirittura un contratto di locazione con la suddetta società per accogliere i migranti. Ciò avvenne senza nessun controllo da parte dei piani alti tanto che tra il 2016 e il 2017 all'interno di quella struttura alloggiarono turisti e migranti contemporaneamente. A confermare ciò le recensioni su Tripadvisor di alcuni clienti.

«Dopo la consegna delle chiavi attraverso un corridoio coperto con tende alquanto fatiscenti - si legge in una recensione del 2016 - da una parte noto un gruppo di extracomunitari fuori a fumare. Proseguendo lungo le scale cominciano (i migranti, ndr) a scendere in ciabatte, non mi rendevo conto di dove mi trovassi. Entro nella mia camera squallida a dir poco, con moquette e mobili orrendi, la porta che non chiudeva e gli uomini fuori a guardare. Sono subito tornata alla reception per ritirare i documenti e andarmene, la signora aveva il diritto di avvisarmi della situazione».

Gli ospiti non sarebbero stati infatti avvertiti che avrebbero soggiornato in quello che, concretamente, era un casolare sporco e degradato, ma che sulla carta Karibu presentava come centro di accoglienza all'avanguardia. E ancora: «Nemmeno il tempo di entrare in possesso delle chiavi della camera, che si apre la porta della sala da pranzo e fuoriesce una quarantina di extracomunitari. Non fraintendete - si legge nella recensione di un altro ospite, sempre nello stesso anno - ma come è possibile che non vengano informati anticipatamente gli eventuali clienti?».

Si scopre, poi, che i migranti nella struttura erano quasi 100: «La struttura ospita al momento 96 migranti maschi e giovani che gironzolano per hall e corridoio», specifica un'altra recensione. Che aggiunge: «Aiutano i gestori nei lavori». La madrina per eccellenza dell'accoglienza sembrerebbe quindi, in quel caso, aver posizionato le sue «risorse» all'interno di una struttura fallita, gestita a caso da una società che, oltretutto, chiedeva ai presenti di «aiutare» senza ricevere compenso, come hanno raccontato i migranti. «Cari signori - si legge infatti in un'altra recensione - se avete deciso di guadagnare con questa povera gente chiudete la porta al pubblico. Abbiate almeno la dignità di avvisare le persone che arrivano».

Ma c'è di più: oltre a tutto questo degrado Mukamitsindo, e quindi la Karibu, è risultata inadempiente anche al pagamento dei canoni pregressi e delle indennità richieste, per cifre che si aggirano intorno a centinaia di migliaia di euro. In pratica, nemmeno pagava l'affitto. Di conseguenza il curatore ordinò per Karibu lo sfratto per morosità.

Era il 2017, ma solo nel 2019 Madame Soumahoro decise di trovare un'altra struttura, il tutto senza fare rumore.

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