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Sovranisti anche contro il Mes leggero. E Salvini rispolvera il Bond tricolore

Per il leader della Lega è "un strada pericolosa". Meloni continua a definirla "una trappola per topi, sia pur raffinata"

Sovranisti anche contro il Mes leggero. E Salvini rispolvera il Bond tricolore

L'Eurogruppo ha trovato l'accordo sul Mes light, il Fondo Salva Stati più leggero che consente all'Italia di accedere a 37 miliardi di euro di prestiti a condizioni molto agevolate e con l'unico limite che i fondi siano usati per finanziare direttamente e indirettamente la spesa sanitaria. In attesa del Consiglio europeo che si prepara a ratificare la decisione dei ministri delle Finanze dell'Ue, non si placano i dubbi di Fratelli d'Italia e della Lega sulla natura dello strumento, sui tempi di erogazione, sulla possibilità che alla fine del prestito tornino le condizioni del Trattato istitutivo, e sui tempi di restituzione. I «sovranisti» continuano a temere e la Lega ripropone il Bond italiano garantito dalla Bce.

Non è stata sufficiente a placare gli animi la più recente intervista al Corriere della sera di Klaus Regling, il direttore del Mes, in cui rassicurava che l'Italia non corre il pericolo di essere la nuova Grecia, che aveva fatto ricorso a fondi del Mes. In Lega e Fratelli d'Italia si sente ancora l'eco di un precedente intervento di Regling, che agli esordi dell'emergenza aveva affrontato il tema di ciò che accade allo scadere del prestito, che cioè possano intervenire modifiche ex post alle condizioni pattuite. Inoltre la durata di dieci anni dei prestiti agli Stati non è considerata sufficiente. Nessuna modifica alle precedenti posizioni di Lega e Fdi, lontane dalla linea del Partito popolare europeo: a Strasburgo i parlamentari del partito di Matteo Salvini siedono nel gruppo di Identità e Democrazia e quelli di Giorgia Meloni tra i Conservatori e Riformisti.

Nella Lega prende la parola per attaccare la soluzione concordata dai ministri delle Finanze il segretario della Lega, Matteo Salvini: «Il Mes non è un regalo, sono soldi dati in prestito, da restituire a precise condizioni scelte a Bruxelles e non in Italia. La Lega, insieme a tanti economisti italiani, continua a ritenere quella del Mes una strada pericolosa e priva di certezze». Salvini torna a parlare dei titoli di Stato tricolore, con la garanzia della Banca centrale europea: «L'emissione straordinaria di buoni del Tesoro orgoglio italiano, garantiti come dovuto dalla Bce, per un importo anche maggiore non avrebbe per l'Italia nessun rischio né condizione». È la proposta di cui è per così dire testimonial l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e che ha raccolto abbondanti consensi anche all'interno di Fratelli d'Italia, per bocca della Meloni.

La presidente di Fdi continua a definire il Mes «trappola per topi», sia pur «più raffinata». Nessuna apertura: «Quando e se il Trattato verrà cambiato, ipotesi per la quale serve l'unanimità degli Stati membri dell'Eurozona, valuteremo il nuovo trattato». Nel campo di Fdi esterna i propri timori anche Carlo Fidanza, responsabile Esteri di Fratelli d'Italia e capodelegazione del partito al Parlamento europeo: «Tedeschi e olandesi alla prima tempesta finanziaria potrebbero chiedere di tornare alle rigide condizionalità previste dal Trattato, con i meccanismi di vigilanza e i piani di rientro che si applicano normalmente, perché il Trattato continua a valere e non viene modificato mentre le lettere di intenti scadono. Pesa poi l'incognita delle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale tedesca».

C'è da dire che la Corte di giustizia dell'Ue ha ribadito, rispondendo a domande sul caso, che la competenza finale risiederebbe proprio a Lussemburgo e non in Germania.

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