S&P fa la grazia all'Italia e conferma il rating Ma boccia la Finanziaria

L'outlook resta negativo. E la politica del governo è recessiva. La bomba del debito

S&P fa la grazia all'Italia e conferma il rating Ma  boccia la Finanziaria

Standard & Poor's ha confermato il rating «BBB» con outlook negativo dell'Italia. Tra i fattori che hanno mantenuto il nostro Paese due gradini sopra il livello «spazzatura» la diversificazione del tessuto economico e, soprattutto, l'elevato tasso di risparmio delle famiglie. Le prospettive, però, restano negative perché l'economia è stagnate. L'agenzia di rating ha confermato la stima di un incremento del Pil dello 0,1% quest'anno ipotizzando un rapporto deficit/Pil peggiore di quello contenuto nel Def (2,6% contro 2,4%).

Al di là dei riscontri tecnici, tuttavia, la nota di S&P è una sonora bocciatura del governo gialloverde. «A nostro avviso - si legge nel comunicato - l'attuale piano economico e di bilancio del governo ha avuto un ruolo nell'ingresso dell'economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018». Pesa anche «l'incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici» che ha provocato l'aumento dei «costi di indebitamento durante l'estate 2018». Sebbene l'obiettivo «fosse quello di fornire un «maggiore slancio, le mosse di bilancio del governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane». I continui cambiamenti politici «indeboliscono il potenziale di crescita» del nostro Paese», prosegue l'agenzia di rating sottolineando inoltre come le politiche del governo rischino di «rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro», un chiaro segnale dello sgradimento nei confronti di reddito di cittadinanza, quota 100 e decreto Dignità. Insomma, «i rischi stanno aumentando» perché «il governo sta invertendo il processo di consolidamento» dei conti pubblici.

Il rapporto debito/Pil nel 2019 dovrebbe salire al 132,7% (132,6% la stima del Def) mentre «il debito del settore privato continua a scendere». In pratica, l'Italia ha conservato il proprio rating perché i risparmi degli italiani si stanno convogliando, in un modo (banche e istituzioni finanziarie) o nell'altro (risparmiatori) verso i Btp. «L'Italia è sulla buona strada per diventare un creditore netto esterno entro la metà del decennio», aggiunge S&P. Questa, va detto, non è una sottolineatura allegra poiché allude alla possibilità di istituire una patrimoniale (vista l'elevata ricchezza privata) per riportare il debito sulla programmata traiettoria discendente. Anche se tra le priorità fiscali viene citata solo la lotta all'evasione fiscale e all'economia sommersa, in particolar modo nel Mezzogiorno. La conferma del rating è dipesa anche dall'appartenenza all'Eurozona che con i suoi vincoli esterni impedisce alla politica mosse troppo azzardate. Anche se la vera salvezza potrebbe essere l'istituzione di uno schema assicurativo sui depositi che ridurrebbe i rischi connessi al comparto bancario.

Ieri lo spread con i Bund tedeschi decennali si è contratto a

quota 260 (rendimento del 2,59%), dieci punti sotto la chiusura della vigilia. L'incremento dello spread registrato dalla metà di marzo (precedentemente in area 230-240) ha in qualche parte anticipato il giudizio di S&P.

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