Matteo Basile
La centrale dello spaccio di Tor Bella Monaca a Roma è stata smantellata ma la criminalità nel quartiere continua a dettare legge. E così, dopo il blitz di martedì che ha portato all'arresto di 29 persone, ieri una troupe della trasmissione di Rai3 «Agorà» è stata aggredita verbalmente e la giornalista Sara Mariani minacciata di morte. La sua colpa? Trovarsi per strada, nel quartiere, per raccontare quanto accaduto il giorno precedente.
Succede tutto pochi minuti dopo le 8 del mattino, quando il collegamento in diretta è appena iniziato. La giornalista non fa nemmeno in tempo a cominciare a parlare quando un uomo si avvicina e comincia a inveire. «Cosa ci fai qui, ve ne dovete andare». Il tono e i modi non lasciano spazio a discussioni, anzi, l'uomo rincara la dose: «Vattene o ti uccidiamo», ordina perentorio non sapendo di essere in diretta. E così la Mariani e il suo operatore se ne vanno e fanno visita alla vicina stazione dei carabinieri, la stessa da cui il giorno prima era scattato il blitz. Una denuncia contro ignoti e lo sgomento per una violenza, per fortuna solo verbale, assolutamente inaccettabile. «Fa parte del gioco ma sono davvero spiazzata - racconta Sara Mariani al Giornale - Tutti i giorni siamo in strada in situazioni ben più a rischio ma mai era successa una cosa del genere. Evidentemente, l'ottima operazione dei carabinieri ha lasciato il segno e qualcuno non ha gradito». Resta l'assurdità di essere minacciati perché si racconta una verità per qualcuno scomoda. «Eppure ho visto tanta gente per bene, famiglie a spasso con bambini piccoli, un quartiere vivo - spiega Mariani- E non dimentichiamo che siamo a Roma, in un quartiere a meno di mezz'ora dal centro».
Solidarietà per l'aggressione è arrivata dai vertici di viale Mazzini, dal sindacato della stampa e da tutto il mondo politico in maniera bipartisan. «Un segnale gravissimo che fotografa la situazione di un territorio dove la criminalità mafiosa esercita un controllo penetrante», ha detto la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi.
Un quartiere dove era stata allestita una vera e propria centrale dello spaccio tra i cortili e gli androni dei palazzi. 29 le persone arrestate, 4 colpite da obbligo di dimora. A capo del gruppo un romano di 24 anni che gestiva pusher e traffici col piglio di un criminale consumato. I turni di lavoro erano organizzati tipo catena di montaggio, i pusher venivano pagati regolarmente e puntualmente, circa 700 euro alla settimana, e potevano contare anche su una sorta di indennità e di assistenza legale in caso di arresto. Purché questo non venisse compiuto da un agente in divisa. In quel caso, la disattenzione non meritava compassione. Ma soprattutto l'organizzazione criminale gestiva un fiume di droga, in particolare cocaina purissima, destinata ai consumatori della Roma bene.
Le indagini dei Carabinieri sono ancora in corso per
individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente e, come dimostra l'episodio di ieri, anche eventuali altri fiancheggiatori. Evidentemente disturbati dal blitz prima e dall'inevitabile clamore mediatico successivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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