Nelle ore in cui s'infiamma la polemica interna al governo sugli inceneritori, bruciano montagne di spazzatura a Torre del Greco. In pochi giorni il comune campano, provincia di Napoli, precipita nell'emergenza. L'ultimo episodio nella notte tra venerdì e sabato: cumuli di rifiuti ammassati fuori dall'isola ecologica di un quartiere dove sorgono palazzine di edilizia popolare, e un parco giochi mai nato, sono stati incendiati da ignoti. Abitanti barricati in casa, finestre chiuse, aria irrespirabile e paura delle tossine. Poi l'intervento dei vigili del fuoco. Il sindaco Giovanni Palomba alza le braccia: «Le autorità stanno indagando per verificare se si tratta di atti di esasperazione o se c'è qualcos'altro». Di certo c'è che dietro alle difficoltà di questi giorni ci sono enormi problemi di conferimento dei rifiuti negli Stir, gli stabilimenti dove la spazzatura viene triturata e imballata, «a causa dei numerosi incendi avvenuti di recente all'interno di diversi impianti in Campania». Ma anche a causa «del piano industriale voluto dalla precedente amministrazione comunale che punta sulle isole ecologiche e sul conferimento 7 giorni su 7 nei cassonetti di vicinato, anziché sulla raccolta porta a porta». Risultato: «Dalla Sapna, azienda della Città metropolitana di Napoli, ci hanno già fatto sapere che abbiamo superato le quote settimanali di conferimento e quindi la raccolta riprenderà solo domani».
Intanto la frattura Salvini-Di Maio sugli inceneritori si allarga, col primo che ne invoca uno per provincia, soprattutto in Campania, e il secondo che non ne vuole sentire parlare. Nella regione natale del grillino esiste un unico inceneritore, quello di Acerra, uno dei più grandi d'Italia con una capacità di 600mila tonnellate l'anno, a fronte di due milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno sul territorio. Gli altri 42 sorgono in maggioranza a nord del Paese. Lo rivela un rapporto Ispra del 2016: l'Italia settentrionale ospita il 63% degli impianti. Concentrati soprattutto in Lombardia, che da sola ne ha 13, e in Emilia Romagna, che ne ha 8. Altri due sono in Veneto, uno in Piemonte, uno Trentino Alto-Adige, uno Friuli Venezia Giulia. Gli altri 14 sono distribuiti tra Centro e Sud: dieci tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio. Uno per regione nel Mezzogiorno, due in Sardegna, nessuno in Sicilia e Abruzzo. Esistono impianti più piccoli, con capacità inferiore alle 100mila tonnellate, che funzionano parzialmente. Tanto che dei 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti inceneriti nel 2016, il 69% è stato smaltito al Nord. Qui, infatti, arrivano anche i rifiuti prodotti al centro sud: solo la Lombardia ha ricevuto 190mila tonnellate dal mezzogiorno e ha incenerito il 34% del totale dei rifiuti urbani.
Seguono l'Emilia Romagna (18%), la Campania (13%), il Piemonte (8%), il Lazio (7%), la Toscana (5%), il Veneto (4%), il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia la Sardegna e il Molise (2%), Puglia, Calabria e Basilicata (1%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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