Via alla sperimentazione del farmaco che ha guarito i due cinesi allo Spallanzani

A Roma i medici di Pechino con tonnellate di materiali (e erbe medicinali)

Via alla sperimentazione del farmaco che ha guarito i due cinesi allo Spallanzani

Nella guerra contro l'epidemia arrivano due buone notizie: i rinforzi dalla Cina, che ci ha inviato i suoi migliori medici e le mascherine. E un potenziale farmaco che potrebbe fare effetto contro l'infezione. Si tratta del remdesivir, pensato e testato contro l'ebola. A dire se sarà veramente utile sarà la sperimentazione clinica annunciata dall'agenzia del farmaco Aifa e da Gilead Sciences, l'azienda che lo produce. Per ora il suo uso, così come quello di tutte le altre molecole impiegate, è «compassionevole»: significa che il farmaco non è stato studiato per curare Covid-19, ma viene usato per trattare i pazienti gravi.

E a quanto pare, un effetto ce l'ha. I medici dello Spallanzani di Roma lo hanno utilizzato con buoni risultati per curare la coppia di cinesi risultati positivi ai test. Dalla sperimentazione si potranno ricavare dati utili a capire in che modo agisce e quanto è efficace. I primi centri che in Italia saranno coinvolti sono l'ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l'azienda ospedaliera di Padova, l'azienda ospedaliera universitaria di Parma e l'Istituto nazionale di Malattie infettive Spallanzani di Roma.

«Dopo circa un paio di settimane potremmo sapere se il remdesivir avrà o meno effetti positivi contro il nuovo coronavirus - spiega il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri - Ci sono indicazioni sul fatto che Remdesivir impedisca la replicazione del virus, in modo simile a come fanno i farmaci sviluppati contro l'Hiv. Ad oggi abbiamo davvero pochi dati che ci consentano di prevederne l'efficacia o l'eventuale insorgenza di effetti collaterali». Il farmaco verrà testato su mille pazienti, di cui 600 in condizioni gravi e 400 in condizioni di gravità moderata. «La casistica quindi è abbastanza ampia - commenta Garattini - ma già potremmo capire qualcosa dopo che verranno trattati i primi cento casi. È giusto fare un tentativo».

E mentre tutti guardano fiduciosi al lavoro dei ricercatori, rincuoranti sono anche le immagini dei medici cinesi che arrivano a Fiumicino portando ventilatori polmonari, materiali respiratori, elettrocardiografi, decine di migliaia di mascherine e altri dispositivi sanitari, inviati dalla Croce Rossa cinese a quella italiana. Non appena mettono piede in Italia ci consegnano anche un regalo preziosissimo: il protocollo del loro piano di guerra contro il coronavirus, quello che li ha aiutati a spezzare la catena dei contagi. Nella squadra cinese arrivata in nostro soccorso c'è anche il responsabile del coordinamento dei 40mila medici che da tutta la Cina si sono mossi per sostenere l'area più colpita, quella di Wuhan.

«Assieme a noi l'Italia potrà vincere» ha detto un

membro della delegazione cinese. Il presidente della Croce Rossa italiana Francesco Rocca ha tenuto a ricordare che il Movimento internazionale della Croce Rossa «ha dimostrato, una volta ancora, l'importanza di fare rete».

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