Spese folli e fatture non pagate L'Europa del rigore va in rosso

Bruxelles vuole aumentare dell'8% il budget. Predica austerità ai bilanci altrui, ma intanto sfora il proprio di 30 miliardi

Spese folli e fatture non pagate L'Europa del rigore va in rosso

Forse lo ricorderete. L'ultimo avvertimento all'Italia - sospettata di varare previsioni di bilancio un po' troppo sbarazzine rispetto ai limiti di deficit imposti dagli austeri signori di Bruxelles - risaliva allo scorso ottobre. E quando il nostro governo osò sbattere il richiamo in prima pagina pubblicandolo sul proprio sito, l'ex presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e altri austeri euro burocrati non mancarono di segnalare il risentito sdegno per un atto tanto informale. Da ieri notte invece a Bruxelles tutto tace. Accomunati nel comune lutto - o meglio nella consapevole vergogna - parlamentari europei e Commissari piangono la morte dell'ultimo bilancio dell'Unione Europea. Un bilancio che se varato avrebbe rappresentato l'ennesima beffa all'Italia e agli altri paesi accusati di non rispettare i criteri europei. Pensate: nonostante la crisi, l'austerità e i continui, insistiti richiami al rigore, gli allegri parlamentari di Bruxelles pretendevano di far passare un bilancio da 146,4 miliardi di euro. Erano pronti, insomma, a votare un preventivo di spesa superiore di circa l'otto per cento ai già poco oculati esborsi dell'anno in corso. E così per far fronte a quegli aumenti, i singoli Stati membri avrebbero dovuto ripartirsi, a seconda delle quote, un incremento di spesa pari a 11,1 miliardi. Il tutto per far fronte a un passivo che, nonostante le prediche su austerità e rigore diffuse dai pulpiti di Bruxelles, supera di gran lunga i 30 miliardi di euro. A bloccare l'ennesimo scialo ci hanno pensato la Gran Bretagna e un gruppo di altre nazioni che hanno guidato l'opposizione al nuovo bilancio all'interno del Consiglio Ue.

A rendere più ferma l'opposizione di Londra e dei suoi alleati ha contribuito la pretesa degli europarlamentari di metter mano ai fondi accumulati grazie alle multe europee. Le sanzioni incamerate per sopperire all'aumento del bilancio sarebbero così state utilizzate per pagare una lunga lista di fatture e conti insoluti quantificati in oltre 4,7 miliardi. Eh sì avete capito bene. L'Unione europea, la stessa che nel 2011 chiese agli Stati membri di far rispettare il limite massimo di 30 giorni nel pagamento di fatture ricevute da privati e pubblica amministrazione, è diventata la prima a non mettere mano al portafogli. Il particolare, degno del teatro dell'assurdo, era però la pretesa di attingere ai fondi delle multe europee, molte delle quali provenienti da Stati e aziende colpevoli di non pagare i propri debiti, per ottemperare alle richieste dei propri creditori.

La rivolta guidata dalla Gran Bretagna di David Cameron all'interno del Consiglio degli Stati ha messo fine ieri notte alle esose velleità degli europarlamentari che dopo settimane di trattative hanno dovuto accettare la sconfitta e rimandare a data da definirsi l'approvazione di un nuovo bilancio. E così in mancanza di un accordo, toccherà ora alla Commissione europea presentare una nuova bozza di budget per il prossimo anno. E in mancanza di un accordo per l'inizio del 2015, la Ue sarà costretta a spendere un dodicesimo del suo budget attuale al mese, fino a che non sarà raggiunta una nuova intesa.

«La Commissione - ha assicurato la vicepresidente della Commissione Ue Kristalina Georgieva - presenterà nei prossimi giorni una nuova proposta di bilancio» per il 2015 e «lavorerà con tutte le parti per arrivare a un accordo entro la fine dell'anno. Purtroppo in tempi difficili per l'Europa, i negoziati - ha sottolineato la vicepresidente -si sono rivelati assai difficili da portare a conclusione». All'interno di un Parlamento europeo ormai assuefatto a sprechi e spese folli, primo fra tutti la transumanza di membri e scartoffie tra Strasburgo e Bruxelles al costo annuo di circa 200 milioni di euro, il blocco agli incrementi di bilancio ha ovviamente generato commenti sorpresi e sdegnati.

Più di un euro-deputato ha attaccato il consiglio dell'Unione europea accusandolo di aver assunto una decisione inaccettabile e incomprensibile finendo con il dar fiato alle trombe degli euroscettici. Per molti eurodeputati, insomma, tentar di risparmiare equivale ad affondare.

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