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Spesi 24 milioni per i rom: così la cupola li intercettava

A Roma nel 2013 ogni nomade è costato 4.700 euro. Ecco perché le coop di Buzzi stipendiavano i politici per aggiudicarsi la gestione degli insediamenti

Spesi 24 milioni per i rom: così la cupola li intercettava

Roma - «Noi quest'anno abbiamo chiuso con 40 milioni ma tutti i soldi utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati». È il 20 aprile del 2013 e in un'intercettazione Salvatore Buzzi sta spiegando il suo business corruttivo, consistente nello stipendiare alcuni referenti nella giunta Alemanno e nella giunta Zingaretti per aggiudicarsi gli affidamenti diretti per la gestione delle emergenze sociali.

E quella dei campi nomadi è un'attività che consente alla Coop 29 Giugno di raggiungere un fatturato di tutto rispetto. Al di là del risvolto criminale, c'è un aspetto da chiarire: perché la gestione dei campi nomadi è diventata un affare? La risposta è complessa se si guarda a tutto il territorio nazionale. In Italia le popolazioni rom, sinti e camminanti constano di circa 170mila unità e rappresentano circa lo 0,25% dei residenti sul nostro territorio. La loro fiera volontà di non integrarsi con gli «stanziali» obbliga le amministrazioni ad allestire appositi spazi. Ma se a Milano e Napoli la spesa, a livello di stanziamenti nei bilanci comunali, è di circa 3 milioni di euro, a Roma il business è molto più grosso. Nel 2013 - secondo un report dell'Associazione 21 Luglio - nella Capitale sono stati spesi oltre 24 milioni per la gestione di 8 villaggi della solidarietà e tre centri di raccolta.

È superfluo ricordare che la maggior voce di costo sia legata al campo nomadi di Castel Romano gestito dalla Eriches 29 di Salvatore Buzzi che l'anno scorso è costato alla collettività oltre 5,3 milioni di euro dei quali 2 milioni sono stati intascati direttamente da Buzzi & C. (anche tramite la Coop 29 Giugno). I maggiori ricavi sono stati ottenuti dal consorzio «Casa della solidarietà» che fa capo alle onlus cattoliche (4,2 milioni) e che nelle intercettazioni viene citato come «l'Arciconfraternita». Considerato che nei campi di Roma vivono circa 4.400 rom la spesa pro capite nel 2013 è stata di circa 4.700 euro (escludendo dal computo le spese per gli sgomberi). Il campo più «caro», ça va sans dire , è sempre quello di Castel Romano: dalla sua creazione nel 2005 a oggi una famiglia composta da 5 persone è costata al Comune di Roma oltre 270mila euro.

Ecco perché nel novembre 2012 l'indomabile Salvatore Buzzi era intento ad «addomesticare» l'assestamento del bilancio capitolino: dove si sarebbe potuta trovare un'altra gallina dalle uova d'oro? «Siccome l'assestamento è il 30 novembre, apposta, se lui (il sindaco Alemanno, ndr ) riesce a far sta cosa ... o fa un debito fuori bilancio che è la stessa cosa... l'importante è che decidano», affermava. L'obiettivo, scrive la Procura, era reperire quei 2 milioni (riscontrati dall'Associazione 21 Luglio in tempi non sospetti, ndr ) fuori bilancio, sanando così le disposizioni del maxi-emendamento, che assegnava 15 milioni ai soli minori.

In conclusione, ci si può porre una domanda. Se quei 4.

700 euro per nomade fossero stati assegnati ai diretti interessati, che cosa si sarebbe potuto fare? Il canone di affitto/riscatto di un appartamento di edilizia popolare di una novantina di metri quadri vale circa 300 euro al mese, 3.600 euro all'anno. Oltre 1.100 euro in meno per individuo che moltiplicato per l'intera comunità fa un risparmio di circa 5 milioni. Ma le Coop - rosse o bianche che siano - portano voti...

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