Cronache

Spiagge e piazze affollate. Movida, da miraggio a incubo

Il weekend di sole ha fatto dimenticare la prudenza. Dal Veneto a Roma, da Milano a Napoli: sole e drink

Spiagge e piazze affollate. Movida, da miraggio a incubo

Prendete l'auto, abbassate gli occhiali da sole, alla radio Further on up the road di Bruce Springsteen, prendete la via del mare, shakerate e salutate il lockdown. Si spera. Almeno per ora. Stavolta sì, sperando vada tutto bene. Imbocchiamo la via del mare per percorrere il litorale veneto. Caorle, Eraclea, Jesolo. In direzione Trieste il passante è chiuso, chi non si arrende imbocca un'altra strada e prende la via di Caorle. Poca gente in spiaggia, solo il centro si riempie. Ma arrivati a Jesolo, è come se il virus non ci fosse mai stato. Se non fosse per la mascherina, per la «distanza sociale» e per l'aumento delle forze dell'ordine. La gente ha preso d'assalto le spiagge. Auto, moto, camper: nei campeggi sono arrivati i primi turisti. Veneti si intende. E i locali si stanno riempiendo. Un Aperol, uno spritz, un Campari, un mezzo e mezzo, la musica che si alza e la gente che fa festa.

Alle 17 di ieri già le persone stavano con il drink in mano, e in spiaggia tanti piccoli appezzamenti di gente sparpagliata che prendeva il sole, anche in spiaggia libera. A vederli da lontano sembravano tutti ammassati e invece ogni gruppo aveva il suo spazio. In questo mondo a cerchi dove ora ci si fida solo dell'altro che conosci da tempo. Pieno il Cafè Principe in piazza Mazzini. «Abbiamo ricominciato ieri - dicono - è andata benissimo».

Ed è così in tutta Italia. Roma, Napoli, Milano, Trieste. A Milano troppa gente in giro nelle piazze e nei luoghi degli aperitivi. E il sindaco Giuseppe Sala avverte che oggi farà un incontro con il prefetto per fare il punto. Attilio Fontana che invita tutti alla responsabilità, chiede rigore e fermezza anche ai sindaci «per punire non i gestori dei locali, già penalizzati dal lockdown, ma i clienti che dimostrano poco rispetto anche nei loro confronti». Idem in Friuli-Venezia Giulia, anche qui problemi con una movida che fino a 15 giorni fa sembrava un miraggio e ora è un incubo. «C'è stato uno sfogo comprensibile - dice Massimiliano Fedriga, al lavoro con le prefetture - come è successo a Trieste, ma servono ancora comportamenti molto rigorosi». Stesse scene a Napoli, traffico impazzito lungo il lungomare, chalet e piazze prese d'assalto. Giovani in centro, chi con la mascherina, chi no. Polizia e carabinieri sono intervenuti per cercare di riportare la «distanza sociale». E dire che qui i locali chiudono alle 23 ma questo non è bastato a fermare la festa, andata avanti a oltranza tra schiamazzi, clacson e residenti esasperati. Solo dopo le 4 del mattino la situazione si è regolarizzata. La polizia locale parla di due chiamate che hanno portato alla chiusura degli esercizi e a disperdere alcuni assembramenti. A Perugia invece il sindaco Andrea Romizi ha disposto con ordinanza la chiusura degli esercizi del centro storico e del quartiere Fontivegge alle 21, almeno fino al 7 giugno.

A Roma poi la movida è esplosa e pure implosa. Risse, tuffi nella fontana di piazza Santa Maria in Trastevere, ci si ammassa senza mascherina, gomito a gomito, alzandolo, bevendo. Tanto che il Campidoglio sta pensando a un'ordinanza anti-alcol, dopo le 23 o dalla mezzanotte. Scene da Ferragosto da Ostia, con 200mila persone segnalate sul litorale (pochissime le mascherine). Anche a Torino, Chiara Appendino ha vietato l'asporto di bevande alcoliche dalle 19. Riprendiamo la via del ritorno. Sempre la stessa canzone. Further on up the road (più avanti lungo la strada).

Che sia quella giusta.

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