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Le spine nel fianco di Draghi: così il governo può implodere

Dal coprifuoco alla tensione sull'immigrazione, la lunga lista di spine nel fianco del governo. E in settimana si vota sulla sfiducia a Speranza

Le spine nel fianco di Draghi: così il governo può implodere

L’aria nel governo non è delle migliori. Le buone intenzioni di unità, di fronte all’emergenza Covid-19, stanno cedendo il passo alle divisioni nella maggioranza. Portando a tensioni che fanno temere una possibile implosione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato già costretto a cercare complicate mediazioni. Del resto l’elenco di argomenti divisivi è lungo: dal coprifuoco al Superbonus, senza dimenticare le scelte sull’immigrazione e la mozione di sfiducia contro il ministro della Salute, Roberto Speranza, in discussione al Senato tra qualche giorno. Una lista che ogni giorno si arricchisce di nuovi capitoli. Basti pensare alla chiusura dei centri commerciali nei fine settimane: questione che alimenta polemiche.

Polemiche di coprifuoco

Su tutti, comunque, resta il nodo dell’orario del coprifuoco. La spaccatura si è già palesata nel Consiglio dei ministri e potrebbe riproporsi durante l’iter parlamentare. La delegazione governativa della Lega, capitanata da Giancarlo Giorgetti, ha deciso di astenersi nel Cdm, perché lo stop agli spostamenti dei cittadini, causa Covid, è stato confermato dalle 22 alle 5. Non c’è stato lo slittamento almeno di un’ora, alle 23, come chiesto più volte dal leader legista, Matteo Salvini. L’ex ministro dell’Interno ha quindi lanciato l’iniziativa online “no coprifuoco” per fare pressione su Draghi. Ma il Partito democratico ha subito ribattuto, come se non fossero alleati. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha lanciato l’affondo, in vista del passaggio in Aula del decreto: “Se la Lega non vota, bisogna trarne le conseguenze. Chi non vuole stare al governo non deve stare al governo”. Salvini non ha fatto finta di niente. Anzi, ha controattaccato: "Letta non si fida degli Italiani e li vuole tenere ancora chiusi in casa. Io mi fido degli Italiani e vorrei che tornassero a vivere, lavorare, sorridere". Dai dem la batteria di attacchi è stata veemente. La capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, ha chiesto a Salvini di decidere “se stare dentro o fuori dal governo”. Ancora più dura la deputata Alessia Rotta: “Torni a fare l’unica cosa di cui è capace, la campagna elettorale”, ha scandito rivolgendosi al numero uno leghista. Affermazioni che in genere non si rivolgono proprio ad alleati.

Che l’argomento sia divisivo, è cosa chiara. La ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ha invitato a un’interpretazione della norma meno rigida: “Chi va a cena fuori può stare tranquillamente seduto al tavolo fino alle 22 e poi, una volta uscito dal locale, far ritorno a casa senza alcun rischio di ricevere sanzioni”, è il suo ragionamento, che ha tuttavia arroventato il clima nell’esecutivo: “La legge e la circolare del Viminale è chiara e prevede il ritorno a casa alle 22 anche per chi cena all’aperto”, ha replicato il sottosegretario all’Interno, il grillino Carlo Sibilia. “Evitiamo pertanto interpretazioni personali che possono ingenerare confusione tra i cittadini e mettere in difficoltà le forze dell’ordine”, ha aggiunto il pentastellato.

Mozione di Speranza

Di sicuro la mozione di sfiducia contro Speranza non rasserenerà il dibattito tra le forze di maggioranza. Mercoledì 28 aprile il Senato sarà chiamato a pronunciarsi sull’atto presentato da Fratelli d’Italia, L’Alternativa c’è e Italexit. Un passaggio delicato, visto che la Lega, anche attraverso le dichiarazioni di Salvini, ha sempre bocciato la linea del ministro della Salute. Draghi, d’altra parte, ha ribadito la massima fiducia in Speranza. Così il passaggio a Palazzo Madama è complicato: stando a rumors parlamentari, è complicato immaginare un voto della lega Lega a sostegno dell’esponente di Leu, considerato il massimo interprete dalla strategia "chiusurista". Anche se, la Lega ha spiegato di non voler creare problemi al governo.

Le scintille non ci sono solo sul coprifuoco e sul destino di Speranza. Salvini ha accusato gli alleati di centrosinistra sulle politiche per l’immigrazione. Dopo il nuovo naufragio al largo delle coste libiche, ha scritto su Twitter: “Altri morti, altro sangue sulla coscienza dei buonisti che, di fatto, invitano e agevolano scafisti e trafficanti a mettere in mare barchini e barconi stravecchi, anche con pessime condizioni meteo”. Un messaggio, nemmeno tanto indiretto, rivolto a Letta, che qualche giorno prima ha pubblicato una foto con la felpa di Open Arms, mentre incontrava il fondatore dell’Ong. E con l’arrivo della stagione estiva è prevedibile un aumento dello scontro sugli sbarchi e sulla linea del Viminale sulle politiche migratorie. Per la ministra Lamorgese si prospettano settimane difficili.

I nodi pensioni e Superbonus

Per non farsi mancare nulla, il rischio di implosione del governo Draghi investe anche il tema della pensioni. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’esecutivo ha cancellato il riferimento a Quota 100, misura introdotta dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte e fortemente voluta dalla Lega. Ma il nodo resta da scogliere nei prossimi mesi, in vista del 2022. Salvini ha fissato un paletto: “Dopo un anno di Covid, di morte, di sofferenza e di paura, con 500mila posti di lavoro già persi e migliaia di aziende chiuse, con almeno due milioni di donne e uomini che rischiano il posto di lavoro, non si può certo alzare l'età per andare in pensione”. Un avvertimento chiaro. Ma la posizione di Letta è messa agli atti da tempo. Al momento dell’introduzione, definì il provvedimento uno svantaggio per i più giovani: “Non è una cosa che vi consente di pensare che sia giusta, perché magari i vostri genitori vanno in pensione due anni prima”.

E in pentola bolle, poi, il Superbonus, il provvedimento che il Conte 2 ha introdotto per dare incentivi (al 110%) con lo scopo di favorire il rifacimento, in ottica sostenibile, degli edifici. La misura non è stata rifinanziata dal Pnrr, scatenando i malcontenti del Movimento 5 Stelle, grande sponsor della legge, e di Forza Italia, che chiede “adeguati finanziamenti ed estensione ad altre tipologie di edifici, strutture ricettive turistiche e non solo, addirittura per patrimonio immobiliare di fondi”. L’ex sottosegretario a Palazzo Chigi, il contiano Riccardo Fraccaro, ha espressamente chiesto al governo di rispettare le promesse sulla proroga. L’esecutivo si è limitato a rinviare lo sforzo alla prossima Legge di Bilancio. “Il ministro Franco ed il resto del Cdm hanno deciso, deliberato e garantito che nella prossima legge di bilancio o nel primo provvedimento utile ci sarà una proroga al 2023 del Superbonus”, ha affermato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nel ruolo di pompiere. Un salvataggio in calcio d’angolo, l’ennesimo, che conferma gli affanni del governo. Perché all’orizzonte si intravedono argomenti divisivi, come il ddl Zan, che al Senato spacca l’ex maggioranza del Conte 2 e le forze di centrodestra, ma anche il rilancio del Pd sullo Ius soli. E, al di là delle battaglia identitarie dei partiti, ci sono punti caldi che affronteranno direttamente nel governo, tra tutti la riforma della Giustizia e l’intervento sulla concorrenza.

Delle mine piazzate sul cammino del governo Draghi.

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