Economia

Salta lo stop a "Quota 100": cosa potrebbe cambiare dal 2022

Nella bozza arrivata in Consiglio dei ministri la scorsa notte non c’è più il riferimento al termine della riforma della previdenza voluta da Salvini: ecco cosa e come può cambiare il sistema pensionistico dal 2022

Salta lo stop a "Quota 100": cosa potrebbe cambiare dal 2022

Sul Recovery plan del governo Draghi non c'è più traccia di "Quota 100", la riforma pensionistica destinata a scadere il 31 dicembre 2021 nata da M5S e Lega. Questo significa che, sebbene da più parti ci si indirizzi già verso un nuovo sistema pensionistico, non è detto che Quota 100 non possa rientrare in ballo.

Cosa potrebbe cambiare dal 2022

Nel testo esaminato nella notte in Consiglio dei ministri, che assorbe le ultime modifiche concordate con la Commissione europea, non ci sono più le misure legate alla previdenza. Come abbiamo già scritto (qui il nostro articolo) nella vecchia bozza si diceva che "la fase transitoria di applicazione di Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti". Dunque non è ancora chiaro se la formula di pensionamento anticipato tanto cara alla Lega (che la impose in via sperimentale per tre anni a partire dal 2019) sarà prorogata o meno.

Salvini: "Inaccettabile la legge Fornero"

Come riportato da La Stampa, il superamento della legge Fornero, misura bandiera di Matteo Salvini, era stato un tema di tensione dentro la maggioranza negli ultimi giorni. Il governo Draghi aveva messo nero su bianco nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che la sperimentazione triennale di Quota 100 non sarebbe stata rinnovata. Anche se l'annuncio era atteso e scontato, una certa irritazione si è riscontrato nell’alleato leghista: il Carroccio ha preteso e ottenuto lo stralcio di questo passaggio dal testo. Matteo Salvini ha già messo in chiaro la sua posizione: se l'attuale sistema pensionistico non dovesse essere prorogato, sarebbe inaccettabile un ritorno alla legge Fornero, bisogna andare verso “Quota 41” "per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro si giovani che altrimenti sarebbero negate".

Le nuove ipotesi

Adesso, in quello che è il testo quasi definitivo, l’unico riferimento al sistema previdenziale è questo: "Si richiede di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita". Come riporta Il Messaggero, tra le ipotesi studiate finora c'è quella di consentire l'uscita a tutti con 41 anni di anzianità lavorativa (contro i 42 anni e 10 mesi attuali per gli uomini e i 41 anni e 10 mesi per le donne). Una proposta sostenuta soprattutto da Claudio Durigon, sottosegretario leghista all'Economia, che sollecita da tempo l'introduzione di Quota 41, l'uscita dal lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età. Si è ipotizzato anche di consentire l'uscita con requisiti leggermente più stringenti di Quota 100 (con un'età minima fissata a 63-64 anni) e qualche forma di penalizzazione dell'assegno a compensare gli anni di anticipo.

"Assunzioni di giovani e donne"

"Siamo per l'uscita flessibile da 62 anni in poi e per riconoscere" i lavori usuranti, ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini segretario generale della CGIL a Radio24, sottolineando che va affrontata anche la questione della "pensione di garanzia per i giovani" e delle "donne. Certo che non si risolve dentro il Recovery, ma aspettiamo di essere convocati nei prossimi giorni perché queste riforme si fanno col consenso delle forze sociali". Nel Recovery plan, appunto, si legge che le imprese che parteciperanno ai progetti del Pnrr dovranno "condizionare" l’esecuzione delle opere "all’assunzione di giovani e donne".

"Inserire Quota Cento nel Recovery sarebbe stato un doppio errore. Primo, perché i fondi garantiti dalla solidarietà europea arrivano per ridare all'Italia competitività e crescita, con investimenti e soprattutto riforme, non per finanziare la propaganda elettorale di un partito. Secondo, perché un Next generation con misure dannose per i giovani, su cui sarebbero scaricati nuovi debiti previdenziali, non avrebbe letteralmente senso": lo ha scritto su Facebook il sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova.

Insomma, Quota 100 non ci sarà più ma la strada verso un nuovo sistema voluto dalla maggioranza politica è tutto in salita.

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