Spunta una polizza vita che "ammazza" la Raggi Ora dimissioni più vicine

Il fedelissimo Romeo l'ha scelta come beneficiaria per 30mila euro. Il sindaco torchiato per otto ore

Spunta una polizza vita che "ammazza" la Raggi Ora dimissioni più vicine

Polizze e polizia. Beneficiare, benefattori, sommersi. Con un epilogo quasi improvviso che porta Virginia Raggi, sindaca di Roma, a un bivio: autosospendersi e prendere tempo, altre tre settimane, non di più; oppure dimettersi subito, portando allo scioglimento giunta, assemblea capitolina, municipi romani. Se n'è parlato nella notte, perché prima la sindaca-avvocato ha dovuto difendersi dalle domande dei magistrati, otto ore di interrogatorio. E mentre cerca di schivare domande e documenti che la sommergono, ecco un'altra grana, e bella grossa.

La storia è questa: Salvatore Romeo, il fedelissimo di Virginia Raggi diventato capo della segreteria della sindaca lo scorso agosto, nel gennaio del 2016 è andato dal suo promotore finanziario e gli ha indicato un nuovo beneficiario per alcune polizze vita da lui sottoscritte qualche tempo prima, con un investimento di 30 mila euro. Nome e cognome del fortunato beneficiario: «Virginia Raggi».

Qualche mese dopo la strana operazione finanziaria (le polizze vita in genere vengono fatte a favore di parenti, mogli e figli) è proprio la Raggi, diventata da poco sindaca di Roma, a promuovere Romeo triplicandogli lo stipendio. È un'anticipazione del settimanale L'Espresso, che sarà in edicola domenica. Non bastavano i sospetti sulle carriere dei fratelli Marra, ora anche un altro fronte, che se confermato indicherebbe qualcosa di decisamente inquietante: in un paio di mesi la sindaca ha costruito un vero sistema-Raggi, con metodi che avrebbero ben poco da spartire con l'onestà gridata dal Movimento Cinque Stelle.

Perché Romeo, quello che mette i quattrini nella polizza pro-Raggi, vede il suo nuovo stipendio salire da 39mila a 100mila euro all'anno, poi ridotti a 93 dopo le prima infuocate polemiche e un intervento della solita Anac, che stavolta chiede una maggiore prudenza nell'incremento finanziario. Anche la storia della polizza vita sta nelle carte dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco dall'Olio, che dall'ottobre scorso hanno scatenato i poliziotti della questura di Roma a caccia di documenti. Prima sui rapporti tra Raggi e la famiglia Marra, Raffaele, l'ex capo del personale finito in carcere per corruzione e il fratello Renato, messo dalla Raggi al vertice del dipartimento Turismo, nomina poi revocata. Ora sulla promozione di Romeo. «Basta con questa immagine da santarellina, lo volete capire come è fatta?», dice Marcello De Vito ai suoi, gli irriducibili grillini della prima ora. «Deve dimettersi», rincara Roberta Lombardi, che «messo a posto il cervello», apre lo scontro finale con la sindaca. «Va bene, come la pensano loro si sa, non è una novità, noi siamo compatti, ci dobbiamo confrontare con Virginia. Autosospendersi? Dopo 21 giorni o rientri o decadi. Dimettersi? Significherebbe perdere questa grande occasione di far uscire Roma dal degrado».

Questo dicono dall'interno della giunta Raggi. Poi però anche l'alleata irriducibile confessa: «Questa storia della polizza ci ha lasciato di stucco». La prima difesa non regge: «Che senso avrebbe? Lei potrebbe non saperlo e ne beneficerebbe soltanto in caso di morte di Salvatore Romeo». Storie, una polizza vita può essere stipulata per essere riscattata dopo un determinato periodo, stabilito alla firma del contraente.

In questo caso si tratterebbe di altri cinque anni. Tra cinque anni a beneficiare di quei 30mila euro non sarebbe più l'ex compagna di Romeo. L'ex capo della segreteria politica della sindaca si è dimesso il 17 dicembre. Lei ci sta pensando, pare questione di ore.

Voci dalla giunta, ancora: «Virginia è integerrima, può aver commesso degli errori, ma non dei reati e non può aver preso del denaro per farsi corrompere. Vogliamo dire il contrario? Allora perché farlo con una polizza? E in un modo così stupido?». Stupido o sofisticato, vero o falso, lo diranno i magistrati.

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