
"È probabile che il nome Israel sulle maglie dei corridori non comparirà più. Sui mezzi è stato tolto da qualche mese ora, per questioni di sicurezza, è stato levato anche dalle maglie alla Vuelta, e sono in atto alcune riflessioni sull'opportunità o meno di rimettere quella denominazione". È da otto anni che Valentino Sciotti, il signor Vini Fantini, sponsorizza la Israel PremierTech. Un investimento appassionato, perché alla base di tutto, questo team israeliano nasce per una questione d'amore. "Esattamente così - ci spiega Valentino Sciotti, 65 anni, abruzzese di Crecchio, con una passionaccia per le due ruote -. La squadra è nata per l'amore delle due ruote e per una terra che, Sylvan Adams, businessman canadese di origini ebraiche, ama profondamente. Questa squadra l'ha fatta per valorizzare Israele che non contribuisce in alcun modo economicamente, ma per farlo ha deciso di usare come vettore il ciclismo".
Nel 2015 ha esordito nel professionismo come Israel Cycling Academy che, innervata dagli investimenti di Adams, è arrivata a ottenere per il 2020 l'iscrizione al World Tour, cambiando nome in Israel Start-Up Nation: sempre più esplicito il nesso tra espansione del movimento ciclistico e consolidamento dell'immagine del Paese. "Nel frattempo Adams aggiunge Sciotti - ha permesso la partenza del Giro d'Italia 2018 da Israele e si è fatto promotore della costruzione, a Tel Aviv, di una mastodontica rete di piste ciclabili e di un avveniristico velodromo. Le ciclabili per rendere la città una sorta di Amsterdam del Medio Oriente, il velodromo per proseguire lo sviluppo del movimento anche a livello strutturale".
L'incontro con Sylvan Adams a Miami, grazie ad un amico ristoratore. "C'è un appassionato di ciclismo che ti vuole conoscere, mi dice. Vorrà uscire in bicicletta con me, penso. Invece voleva illustrarmi il suo progetto di squadra e per questo mi voleva al suo fianco. Gli spiego che sono troppo piccolo per sponsorizzare un progetto così ambizioso, lui mi assicura che non vuole nulla, perché grande è la storia della mia azienda e del Paese che rappresento. Io ti voglio perché l'Italia per il ciclismo è un Paese di riferimento, siete una nazione fondante. Io ti voglio sulla mia maglia, come secondo nome, quello che mi puoi dare mi dai. Io lo guardo stranito, ci penso un attimo e gli do la mano: siamo ancora assieme".
Adesso, però, il clima è cambiato. Venti di guerra soffiano sul mondo, la contestazione è arrivata anche sulle corse ciclistiche. La Vuelta è stata tormentata e due tappe sono state cancellate. "Manifestare è sacrosanto chiosa Valentino Sciotti -, ma mettere a repentaglio la sicurezza dei corridori quello no.
Mi sta bene che si richiami attenzione, che ognuno esprima la propria opinione, ma bisogna avere rispetto di questi ragazzi, che già rischiano tutti i giorni a sufficienza. Questo comportamento non è tollerabile, anche perché domani qualsiasi rivendicazione verrà scaricata sulla pelle e sulla sicurezza di chi fa sport, e lo sport non può mai essere violenza".