Gli stand Expo saranno aule e infermerie in Africa

Tra poche settimane chiude Expo 2015 e una domanda tra le tante già ora sorge spontanea: che fine faranno le infinite tonnellate di materiali prodotti e installati, vedi i padiglioni, per una manciata di mesi? Certamente verranno smontati ma...

Una risposta ampia, tra le tante possibili - in primis che tanto verrà gettato via - ieri l'ha data la Ferrero, che in un affollatissima tavola rotonda e incontro con media e gli operatori nel centro congressi dietro allo stand del Kazakistan ha spiegato come intende utilizzare, anzi ri-utilizzare quanto è stato impiegato per l'esposizione universale milanese. Al summit sono stati invitati l'ambasciatore e presidente della Ferrero Spa Francesco Paolo Fulci, il sottosegretario al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Benedetto Della Vedova, il viceministro dello Sviluppo economico carlo Calenda; e ancora Stefano Zamagni (economista), Inder Chopra (segretario generale dell'Impresa sociale) e Paolo Dieci (presidente di Link 2007).

Detto in estrema sintesi, quando sulla Fiera calerà definitivamente il sipario, «alcune strutture» (padiglione Kinder+Sport) verranno smontate, inviate e riutilizzate. «In Camerun - spiega il presidente Fulci - abbiamo già un accordo con l'Organizzazione della Nazioni unite per i rifugiati per inviare alcuni dei nostri moduli che saranno trasformati, a nostre spese, in aule scolastiche nei campi dei rifugiati in Camerun al confine con il Centro Africa. L'altra metà sarà destinata al Sudafrica e faremo una infermeria pediatrica non lontana dalla nostra fabbrica». L'operazione, ça va sans dire , non nasce dal nulla e non come caso isolato. È l'ennesima iniziativa sotto il segno «dello sviluppo sostenibile» e delle cosiddette «imprese sociali» (che presto saranno dedicate al fondatore Michele Ferrero). La storia inizia una decina di anni fa, quando queste «imprese» furono create con una concezione imprenditoriale, con l'obiettivo di creare posti di lavoro, dare una mano al sociale (scuole, aiuti sanitari e quant'altro) e arrivare a risultati di bilancio positivi nei Paesi in cui il gigante della Nutella a tutt'oggi opera, anche per le materie prime.

Belle le storie e le immagini del Sudafrica, dove è stata restaurata la scuola «Japie Greyling»; stesso discorso in Camerun, dove è stata rimessa a nuovo

completamente la scuola materna Citè Verte; infine l'India, dove è stata costruita la «Kindergarden Pietro Ferrero». Interessante notare che il 60% dei posti di lavori creati dal gruppo in quel Paese sono occupati da donne.

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