La trasparenza costerà cara a Facebook. Letteralmente. Soprattutto dal 25 maggio, quando entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo sulla privacy. L'applicazione delle nuove norme potrebbe costare all'azienda di Mark Zuckerberg più delle sanzioni previste per chi non le rispetta. A stimarlo è Goldman Sachs: secondo la banca d'affari il social potrebbe rimetterci 2,8 miliardi di dollari.
Le nuove regole, che in Italia andranno a sostituire le direttive del 1995, sono state approvate ad aprile 2016. Dopo 24 mesi «preparatori», ora il regolamento generale della gestione dei dati (questa la definizione ufficiale) si prepara a diventare effettivo. E a essere applicato a tutte le società che trattano i dati delle persone residenti nell'Unione europea inclusi per ora i cittadini britannici indipendentemente da dove si trova la loro sede e da dove vengono elaborati i dati. In particolare per i dati sensibili, e cioè le informazioni riguardanti l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche o l'appartenenza sindacale, il consenso deve essere esplicito. E lo stesso vale per il consenso a decisioni basate su trattamenti automatizzati. Si potrà poi ottenere dal titolare del trattamento la conferma dell'esistenza o meno di dati personali su se stessi e lo scopo per cui vengono usati. Esisterà anche una sorta di diritto all'oblio: la possibilità di far cancellare i propri dati personali e di farli eliminare anche a titolari terzi. Infine, a partire dal 25 maggio e questo è il cuore del caso Cambridge Analytica tutti i titolari dovranno notificare all'autorità di controllo le violazioni di dati personali di cui vengano a conoscenza. Come avrebbe dovuto fare Facebook una volta scoperto che Cambridge Analytica usava quelle informazioni per altri scopi. La notifica dovrà avvenire entro 72 ore, ma soltanto se si ritiene probabile che da tale violazione derivino rischi per i diritti e le libertà degli interessati.
Zuckerberg ha detto che rispetterà il nuovo regolamento e che lo applicherà anche fuori dall'Ue. Ma non a costo zero. Secondo Goldman Sachs, se fino a ora Facebook è riuscito a ottenere facilmente il via libera degli iscritti al trattamento dei propri dati, «le recenti rivelazioni potrebbero impattare sulla volontà dei cittadini di aderire, soprattutto nel breve periodo». Di fronte a una richiesta esplicita per il trattamento dei dati, dunque, gli utenti europei - che sono circa una quarto del totale - potrebbero rispondere più spesso «no». Il risultato, nello scenario peggiore calcolato dagli analisti, potrebbe portare a un calo del 10% del tempo medio speso a navigare su Facebook, con una conseguente riduzione delle visualizzazioni di annunci. Meno visualizzazioni si tradurrebbero in una flessione del prezzo di vendita della pubblicità intorno al 20%. A conti fatti Facebook ci rimetterebbe il 6,8% del proprio bilancio, cioè 2,8 miliardi di dollari. Il paradosso è che il social potrebbe spendere meno infrangendo il regolamento piuttosto che rispettandolo. I quasi 3 miliardi di dollari sarebbero infatti comunque meno del costo delle sanzioni previste dal nuovo regolamento, pari al 4% del fatturato, 1,6 miliardi di dollari.
L'attenzione degli utenti sul tema rimane alta.
Tanto che ieri è stata lanciata la prima class action congiunta negli Usa e nel Regno Unito contro Facebook, Cambridge Analytica e altre due aziende per avere utilizzato impropriamente («per campagne di propaganda politica») i dati personali di oltre 71 milioni di persone. «Facebook potrebbe essere stato inizialmente ingannato - si legge nella causa - ma ha fallito nel proteggere i dati di inglesi e americani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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