E alla fine il giorno nero è arrivato: Imu e Tasi, Irpef e contributi previdenziali, non ci facciamo mancare nulla. Milioni di italiani in lacrime, depressione generale, dieci miliardi da depositare al fisco e ai comuni. Bruciato sul tempo Babbo Natale, bruciate pure le tredicesime. La scadenza di domani 18 dicembre, San Graziano di Tours, non è certo una sorpresa, ma neppure un bel regalo da trovare sotto l'albero.
Tasse, tasse e ancora tasse. Al di là dell'aspetto economico, cioè della difficoltà di trovare i soldi per i bollettini, c'è quello psicologico, ossia la camicia di forza che ti rende impossibile anche mentalmente mettere qualcosa da parte. «Nel 2017 - spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia - ogni italiano verserà mediamente ottomila euro di imposte e gabelle all'erario, somma che si alzerà fino a sfiorare i dodicimila euro se si considera anche il pagamento dei contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi vent'anni le entrate tributarie dello Stato sono aumentate di oltre ottanta punti percentuali, quasi il doppio dell'inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 41 per cento». Per fortuna il governo Renzi due anni fa ha bloccato gli aumenti dell'Imu. «Ma il peso dell'erario sui cittadini resta difficilmente sostenibile».
E gran parte di questo salasso arriva adesso, incartato come un panettone con i canditi, alla vigilia delle feste. Infatti entro domani, 18 dicembre, i proprietari delle abitazioni di lusso, degli immobili strumentali (negozi, capannoni, uffici, botteghe), e delle seconde-terze case saranno chiamati a versare la seconda rata dell'Imu e della Tasi che ammonterà, complessivamente, a 9,9 miliardi di euro. Lo sforzo più importante ricadrà sui proprietari di seconde e terze case, che saranno chiamati a versare ai Comuni 5,3 miliardi di euro. I possessori di capannoni, di uffici e di negozi dovranno invece pagare oltre quattro miliardi e mezzo di euro, mentre i proprietari di una casa di pregio si dovranno alleggerire della bellezza di 36,8 milioni di euro.
Ma le brutte notizie non finiscono qui. «Domani - dice ancora Zabeo - sarà una giornata di passione per milioni di italiani. Oltre al pagamento della seconda rata dell'Imu e della Tasi, gli imprenditori, ad esempio, dovranno versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti e dei collaboratori. Se si considera che entro Natale bisognerà erogare anche le tredicesime, per moltissime imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, non sarà facile disporre della liquidità necessaria per onorare tutte queste scadenze».
Senza contare che molte tasse significa molto lavoro nero. Le ultime stime elaborate dall'Istat (anno 2015) evidenziano che l'economia sommersa si aggira attorno ai 190 miliardi di euro l'anno, pari all'11,5 per cento del Pil italiano.
Dunque, quasi duecento miliardi sfuggono al fisco e alimentano quella che la Cgia definisce «concorrenza sleale nei confronti della stragrande maggioranza degli operatori economici di piccola dimensione che non vogliono o non possono evadere; le difficoltà legate alla crisi e il conseguente deciso aumento delle tasse di questi ultimi 10 anni ne hanno aumentato le dimensioni».
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