Stati Uniti forti ma isolati Ora la partita con Pechino

di Roberto Fabbri

Il doveroso rispetto per la famiglia del defunto ex presidente George Bush senior, e forse anche qualche altro genere di considerazioni meno nobili, hanno consigliato a Donald Trump di rinviare ai prossimi giorni l'attesissima conferenza stampa finale del G20. Così, in attesa di notizie sull'incontro avvenuto in orario notturno italiano tra il leader americano e quello cinese Xi Jinping - vero pezzo forte dell'appuntamento argentino - non resta che notare come almeno il paventato rischio di un ripetersi della situazione del vertice canadese del G7 - quando i troppi contrasti impedirono di produrre un comunicato conclusivo - sia stato scongiurato. Si tratta però di un testo straordinariamente cauto, nel quale si evita di muovere critiche al protezionismo pur di ottenere in calce la firma di un Trump sempre più protagonista nel senso del suo slogan «America first». E se il presidente americano ha fatto una qualche concessione nel passaggio in cui i Venti sostengono «la necessaria riforma del Wto per migliorarne il funzionamento», spicca il suo rifiuto (peraltro prevedibile perché ribadito) di aderire all'accordo di Parigi sul clima.

Stati Uniti isolati, dunque, e per loro precisa volontà. E l'ostentato richiamo fatto da Donald Trump al lutto per la scomparsa del suo predecessore non può che far riflettere sulla evidente differenza nello stile e nelle scelte dei due: perché tanto Bush senior si era speso per costruire ponti e alleanze, tanto invece Trump va avanti come un carro armato per consolidare una posizione «di testa» per gli Stati Uniti, senza curarsi di quanto alto possa rivelarsi il prezzo dell'isolamento che questa scelta di metodo impone di pagare.

La partita più importante e più dura in questo contesto è ovviamente quella che Trump gioca con la Cina.

L'incontro con Xi Jinping è stato preparato con cura e sono in molti a sperare che porti frutti di reciproca buona volontà. Ma in verità sembra ampiamente tardi per fermare le ruote della Storia che girano verso una sfida aperta in tutti i campi - c'è da augurarsi pacifica - tra l'Aquila e il Dragone, i due colossi del Ventunesimo secolo.

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