Lo Stato è all'altezza dei privati?

Nessuno sa come andrà davvero a finire, ma è probabile che il Bel Paese se la caverà meglio e peggio degli altri, come al solito. Il gioco sarà pure nuovo, ma le squadre in campo sempre quelle sono.

Lo Stato è all'altezza dei privati?

Nessuno sa come andrà davvero a finire, ma è probabile che il Bel Paese se la caverà meglio e peggio degli altri, come al solito. Il gioco sarà pure nuovo, ma le squadre in campo sempre quelle sono. Schieriamo un attacco solido e vivace, con una difesa che invece di dare sicurezza e agevolare la manovra pare un colabrodo. Per non perdere, bisogna segnare più goal degli altri. Poi abbiamo un fuoriclasse, si chiama Mario e sta in panchina. La grande spaccatura Nord/Sud è in realtà una conseguenza dell'altra, tra la parte produttiva/privata e la parte pubblica, la cui produzione è largamente inefficiente. Spezziamo subito la lancia a favore del sistema sanitario, fatto di eccellenze e buone prestazioni ascrivibili alla coscienza professionale dei singoli, ma anche di mediocrità e qualche criminalità frutto del clientelismo della burocrazia. Gli italiani sono tra i più ricchi al mondo, con un portafoglio titoli di circa 4.300 miliardi di euro, di cui 1.400 liquidi, a cui va aggiunto un patrimonio immobiliare stimato in 5.500 miliardi, anche ben distribuito, con 3 famiglie su 4 proprietarie della casa dove abitano. Questa è la dote, il palmarès. Importante, non sufficiente. Hanno anche dei valori che insieme formano una corazza e un reciproco sostegno. Ci dicono che non sappiamo fare squadra, sarà, ma a fare famiglia non ci batte nessuno. In più, quando scendiamo in campo sappiamo impegnarci e soffrire, siamo resilienti quando serve, fantasiosi e tenaci allo stesso tempo. E bravi, i più bravi. Italians do it better, così ci conoscono. Questi ragazzi, pur coi capelli bianchi, ce la faranno, perché ce la vogliono fare e sapranno come. Sono 24 milioni di lavoratrici e lavoratori, tutti più o meno bravi, più o meno volenterosi, tutti italiani. Alcuni nelle strutture pubbliche, con le medesime competenze e capacità degli altri, a volte anche superiori. Purtroppo, non riescono complessivamente a dare il contributo che saprebbero, perché inseriti in un sistema burocratico non progettato per il risultato, quale che sia. Un sistema governato dalla politica, la cui qualità dipende dagli umori degli elettori, a loro volta in balia di una pessima informazione. Per tirare avanti e comprarsi consenso, la politica spreca buona parte delle risorse che la parte sana produce, oltre a non riformare il sistema pubblico che funge da ostacolo. Ora, alla peggiore crisi dal dopoguerra ma con un'età media molto più anziana e una competizione globale, si presenta con una capacità di debito ridicola, illudendo i cittadini che basti un permesso del capoclasse di Bruxelles per farne ancora, invece di chiedere a figli e nipoti se approvano. Poi ci sono gli speculatori finanziari dai quali solo l'Ue e la Bce possono proteggerci. Simul stabunt, simul cadent: quindi lo faranno, ma a condizioni. Si tratterà di spesa, da tagliare e non razionalizzare, di Iva e di patrimoniale. Queste condizioni soffocherebbero qualsiasi ripresa, che detto in greco si capirebbe meglio.

Senza inutili cambi di cavallo in corsa, è tanto folle immaginare che ai tavoli sieda pure un consulente del governo, rispettato, autorevole e competente, di nome Mario? Gli italiani, nel pubblico e nel privato, sanno giocare con un braccio legato e anche segnare. Solo, che non leghino pure l'altro, sennò diventa difficile pure per loro.

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