P er Donald Trump e i repubblicani è una vittoria, per i democratici l'inizio della riscossa. Le elezioni del 12esimo distretto in Ohio per assegnare un seggio al Congresso sono considerate un test importante per il voto di Midterm del prossimo novembre e per la tenuta del Grand Old Party. E il risultato è quanto mai incerto. Il candidato Gop Troy Balderson (appoggiato dal presidente), ha ottenuto solo una manciata di voti in più del democratico Danny O'Connor, 1.754 per la precisione, ed è in vantaggio con lo 0,9% (ha il 50,2% dei consensi contro il 49,3% del rivale). Ma la sua vittoria non è ancora ufficiale poiché le percentuali sono considerate too close to call, testa a testa. Inoltre mancano 3.435 schede provvisorie e 5.048 schede del voto per corrispondenza, che non saranno conteggiate sino al 18 agosto. Se a quel punto il margine tra i due sarà inferiore allo 0,5%, scatterà il riconteggio automatico. Trump, però, non ha intenzione di aspettare, e si congratula via Twitter per la «grande vittoria» di Balderson. Oltre ad attribuirsi parte del merito, sottolineando che il candidato era in affanno prima che lui tenesse un comizio in suo sostegno lo scorso sabato, mentre dopo il suo intervento «c'è stata una svolta per il meglio», e prevede per Balderson una «grande vittoria» a novembre.
In realtà il risultato è un campanello d'allarme per il partito del Commander in Chief, considerato che il distretto dell'Ohio è una roccaforte Gop che non elegge un rappresentante dem al Congresso da quasi quarant'anni. E che The Donald ha conquistato con una larga maggioranza nelle presidenziali del 2016. «I repubblicani per ora hanno vinto 8 seggi su 9, ma se ascoltate i fake news media, pensereste che siamo stati fatti a pezzi», ribatte Trump su Twitter. «Finché farò campagna elettorale sostenendo i candidati al Senato e alla Camera, vinceranno. Adoro la gente, e sicuramente loro sembrano apprezzare il lavoro che sto facendo. Se troverò il tempo tra Cina, Iran, economia e molto altro, cosa che dovrò fare, avremo una gigantesca onda rossa», continua, facendo riferimento al colore del Grand Old Party.
I dem, invece, che puntano a riconquistare il controllo della Camera, ritengono il voto incerto di martedì un segnale incoraggiante. «Siamo stati sfavoriti fin dall'inizio e siamo arrivati così vicini. Se i repubblicani non si preoccupano fanno un grande errore», afferma David Pepper, presidente del partito democratico in Ohio.
Intanto, Trump potrebbe perdere la sua stella sulla Walk of Fame. Il Consiglio comunale di West Hollywood, infatti, ha approvato all'unanimità un documento simbolico in cui si è chiesto di rimuovere la stella del presidente, citando tra le motivazioni l'audio sessista del tycoon del 2005, la tolleranza zero con i migranti alla frontiera, e il ritiro degli Usa dall'accordo sul clima di Parigi. Non è detto però che la domanda venga accolta, visto che la stella è di proprietà della città di Los Angeles. Oltre il fatto che in passato la Camera di Commercio di Hollywood si è opposta alla rimozione di quelle di personaggi caduti in disgrazia, come Bill Cosby e Kevin Spacey.
La stella di Trump, tra le 2.500 incastonate sulla Walk of Fame dal 1961, fu inaugurata 11 anni fa come riconoscimento per il successo del reality show The Apprentice, che The Donald ha condotto per anni. Da quando lui è entrato in politica però ha subito diversi atti vandalici, l'ultimo dei quali il mese scorso, quando un uomo l'ha distrutta prendendola a picconate.
«Il Consiglio comunale non ha approvato la risoluzione perché Trump è un repubblicano», spiega il sindaco ad interim di West Hollywood, John D'Amico: «Guadagnarsi una stella sulla Walk of Fame è un onore, e quando qualcuno sminuisce e attacca le minoranze, gli immigrati, i disabili o le donne, l'onore non esiste più».
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